Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guel'l'a mondiale nostre mani, noi saremo pronti ad afferrarla ed a piegarla alla nostra volontà... Ca– ,nerati ! All'ombra dei nostri gagliardetti è bello vivere, ma, se sarà necessario, sarà ancora piu bello morire. Il segretario del Partito fascista ( GI. 1-IV-1926) annunciò che "l'Italia sentiva che la sua ora stava per suonare." Il giorno stesso si diffuse la voce che il Duce sarebbe partito entro una settimana per Tripoli. Il 7 aprile, il Duce fece la seguente dichiarazione ai segretari provinciali del Partito fa– scista, che erano venuti da tutta l'Italia per fargli omaggio: Abbiamo vinto la nostra battaglia all'interno... Ma la nostra battaglia all'estero è diventata dura e sempre piu difficile... Noi rappresentiamo l'antitesi netta, •..1te– gorica, definitiva di tutto il mondo della democrazia... Stando cosi le cose, non ~4- rete stupiti che tutto il mondo degli immortali principL. sia coalizzato contro di noi... Se sarà necessario, spezzeremo anche il cerchio politico, poiché l'Italia esiste e rivendica pienamente il diritto di esistere nel mondo. Lo stesso giorno una pazza irlandese sparò contro Mussolini e lo colpi al naso. L'incidente non aveva nessun significato politico. Ma l'occasione era troppo buona per non essere sfruttata. Fu quindi riconosciuta "la mano dello straniero" dietro la rivoltella della irlandese. Parlando ad una folla di_fascisti, che celebravano il suo scampato pericolo, Mussolini affermò che "nessun pericolo minacciava il regime." Voci nella folla gridarono: "Il pe– ricolo straniero!" Mussolini rispose: "Noi affronteremo lo .straniero. Se è questa la parola che aspettavate, l'ho pronunziata. 111 L'8 aprile Mussolini ricevé su un incrociatore il Direttorio Nazionale del Partito fascista, al quale solennemente annunciò che "siamo un popolo mediterraneo, il cui destino è sempre stato e continuerà ad essere legato a quel mare." Procedette poi per Tripoli, seguito da un imponente convoglio d'incrociatori, torpediniue, cacciatorpediniere ed aereoplani. Il Popolo d'I– talia commentò: La nave, che porta il duce verso la nostra colonia africana, richiama alla mente la galera legionaria di Scipione (!). Quale forza e quale maestosa grandezza! È tem– po per gl'Italiani di abbandonare le loro piccole città e di temprare la loro volontà al concetto dell'impero. Questo convegno sul mare è un preludio. Insieme con questo commento il giornale pubblicò la seguente dichia– razione che il Comandante Generale della Milizia aveva presentato a Mussolini: Le mie legioni vogliono far sapere che sono pronte, ad un segno di Vostra Ec– cellenza, ad abbandonare la pace e tutto quanto hanno di piu caro per prendere le armi e fondare l'avvenire imperiale della nostra grande nazione. 1 Questa fu la versione pubblicata in tutti i giornali 1'8 aprile. Nel volume dei Discorsi del 1926, p. 128, l'allusione allo straniero fu soppressa, e il passo diventò privo di significato. [Essa è ricomparsa in Opera Omnia, XXII, 111.] 102 BiblotecaGino Bianco

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