Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale te fra i due Governi, c'era quella dell'Etiopia: il Governo francese doveva aderire alla intesa anglo-italiana del dicembre 1925. Ma anche in questo caso il Governo italiano avrebbe dovuto conservare piena libertà d'azione in vista dei famosi eventuali cambiamenti radicali; non doveva legarsi per– manentemente le mani nelle condizioni di fluidità in cui si trovava l'Europa (Ricordi, pp. 65-6, 73). Entro questi limiti "l'Italia" - cioè Guariglia - volle sempre una sincera collaborazione politica con la Francia. Ma Briand e i funzionari del Quai d'Orsay non compresero mai "la vastità integrale del problema delle relazioni italo-francesi" e "quanto occorreva sacrificare se si voleva dare una soluzione che presentasse garanzia di una certa vali– dità" (p. 68). In verità né Briand né i funzionari del Quai d'Orsay erano cosf corti di comprendonio come Guariglia amava pensare. Che nelle trattative col Governo italiano cercassero di fare il minore numero possibile di sacrifici, era naturale: tutti i diplomatici fanno cosL Ma anche nel fare concessioni, · per quanto minime, essi non potevano non domandarsi che cosa avrebbero ricevuto in ricambio. E il ricambio si riduceva sempre alla benevolenza ita– liana, e niente altro. Anche se essi avessero fatto una concessione come la mano libera verso l'Etiopia, il ricatnbio si riduceva sempre a quella bene– v·olenza. Ma nessuno poteva sapere fino a quando quella benevolenza sa– rebbe durata, o meglio tutti sapevano che non sarebbe stata piu duratura che i capricci di Mussolini, per i quali neanche Guariglia poteva dare alcuna garanzia. . I negoziatori francesi desideravano non una semplice benevolenza di durata incerta, ma una garanzia permanente di sicurezza in vista degli e– ventuali cambiamenti radicali nei rapporti di forze. Invece, proprio in vista di siffatti cambiamenti, Guariglia non intendeva che il Governo italiano si legasse le mani. Dato che quella garanzia era impossibile a ottenere, perché i francesi avrebbero dovuto fare concessioni, grandi o piccole? Anche se essi fossero stati disposti a consegnare a Mussolini su un vassoio la Tunisia e l'Etiopia e il Tibesti e che so altro, per scansare disastri in un avvenire che del resto sembrava imprecisabile, quale certezza avrebbero essi ottenuta che Mussolini, subito dopo avere incassato quel pagamento per servizi non ancora resi, non avrebbe domandato altri pagamenti, sempre in vista di quei servizi? Come Guariglia scrive, mancavano a quell'uomo alcune delle qualità dell'uomo di Stato, cioè "la pazienza nel sopportare certe situazioni e la freddezza nel giudicarle, nonché quell'alto senso che può dirsi della convenienza internazionale, e del retto giudizio sulle forze morali e materiali che la compongono" (p. 73). I diplomatici francesi lo sapevano non meno di Guariglia, e perciò non si lasciavano scappare nulla dalle mani. 100 Bibloteca Gino Bianco

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