Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Francia - Germania - Italia Eppoi Mussolini avrebbe lasciato l'Italia in balia del "bolscevismo," se i Governi degli altri paesi lo avessero messo con le spalle al muro e ne avessero procurato la caduta. Su questa nota ia "propaganda" fascista insi– steva fuori d'Italia giorno e notte, e ne otteneva effetti sicuri. I diplomatici esteri che vissero a Roma negli anni 1919-1922, e non avevano allora po– tuto andare alla caccia della volpe nella campagna romana con le gentildon– ne italiane, perdevano la testa non appena si parlava loro del bolscevismo italiano. Questo spauracchio aveva effetto sicuro specialmente coi conserva– tori inglesi, e spiega almeno la metà degli spropositi che costoro commisero nei loro rapporti col Duce. Naturalmente non era per i diplomatici italiani lavoro facile stare at– tenti affinché il Duce non esagerasse. E non era facile "fare ad ogni mo– mento i conti con le reazioni personali di 1'1ussolini e le esigenze della sua politica interna," cioè col bisogno che egli aveva di ubbriacare in perma– nenza le "folle aspettanti." Non era facile "in molte importanti occasioni far cambiare pensiero e direttiva a Mussolini, agendo beninteso con pru– denza ed abile simulazione e procurando di non offendere la vanità del– l'uomo" (GUARIGLIA, Ricordi, pp. 61-63). Il Guariglia ha definito la linea di politica estera, a cui la "carriera" cer– cava ricondurre sempre il Duce. Bisognava anzitutto tenersi stretti al Go– verno inglese, discutendo francamente caso per caso con esso gli eventuali incidenti locali, cercando amichevoli compromessi, e non perdendo mai di vista che la intesa anglo-italiana era il solo sistema diplomatico capace di garantire il "primordiale interesse dell'Italia, cioè la sicurezza della sua esi– stenza politica in Europa." Quanto ai rapporti colla Francia, tener sempre presente che nessuna soddisfazione di "aspirazioni italiane" era possibile, se non vi fossero buoni rapporti fra Italia e Inghilterra. Ma non bisognava mai aspettare che il Governo inglese per appoggiare interessi italiani sacrifi– casse i propri interessi essenziali. L'intesa con la Francia era per l'Inghilterra ancora piu necessaria che quella con l'Italia. Ed era intesa permanente, anche se i due Governi avessero ragioni per bisticciarsi. Era vano, dunque, so– gnare conquiste su grande scala a spese della Francia, finché non fosse avvenuto un radicale cambiamento nei rapporti di forza in Europa - cam– biamento che sarebbe dipeso dalla volontà inglese, e non dalla volontà ita– liana. In siffatte condizioni, bisognava che il Governo italiano, nei suoi rap– porti con la Francia, accantonasse "la maggiore fra le aspirazioni italiane," cioè la rivendicazione della Tunisia, e si limitasse a risolvere caso per caso le "questioni particolari," mantenendo col paese vicino buone relazioni. Ma queste buone relazioni non dovevano mai diventare relazioni di alleanza, per effetto delle quali il Governo italiano abbandonasse la propria libertà nelle questioni franco-tedesche. Esso doveva tenersi a fianco del Governo inglese nel garantire i Patti di Locarno, ma non fare un passo piu in là. Fra le questioni locali, che Guariglia credeva potessero essere sistema- 99 BiblotecaGino Bianco

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