Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Francia - Germania - Italia vare minacce, ma semplicemente anche nella mia qualità di capo responsabile del Governo italiano, di elevare un fierissimo monito perché sia inteso dovunque. Quando il Presidente del Consiglio bavarese dichiarò nella Dieta di Monaco che i tedeschi "avrebbero dovuto fare qualche cosa per la libertà dei loro fratelli del Tirolo meridionale" Mussolini (6 febbraio) rispose alla Camera dei Deputati: Noi diciamo che qualche volta bisogna far pagare con due occhi la perdita di un occhio e con tutta la dentatura la perdita di un dente... Il c~po del Governo ba– varese ha fatto appello ancora una volta a quello spirito di Locarno, che a furia di parlarne diventerà una cosa molle ed evanescente ed insopportabile anche, come tutte le cose abitudinariamente ipocrite... Io credo che molti germanici non ci conoscono ancora: sono rimasti evidentemente all'Italia di 20 o 30 anni fa; ignorano l'Italia, che. ha 42 milioni di abitanti nella sua angusta penisola e, avendone nove o dieci mi– lioni all'estero, porta la sua massa demografica a 52 milioni di anime; ma ignorano soprattutto, oltre a questi dati puramente statistici, il nostro spirito, il nostro senso di dignità, la nostra forza -morale e soprattutto l'Italia fascista... Impareranno? C'è da augurarlo. Comunque, io debbo dichiarare con assoluta precisione che la politica ita– liana nell'Alto Adige non defletterà di una linea. Applicheremo rigorosamente, meto– dicamente, ostinatamente, con quel metodo, con quella tenacia fredda, che deve es– sere nello stile fa~cista, tutte le nostre leggi, quelle che abbiamo votato e quelle che voteremo... Il mio discorso deve essere considerato come una presa di posizione poli– tica e diplomatica. Mi auguro che ~ia inteso da chi di dovere, in modo che il Governo italiano non debba passare a risposte concrete, come passerebbe, se domani il Gover– no tedesco assumesse la responsabilità diretta di quanto potrebbe accadere in Germa– nia. L'altro giorno un giornale fascista stampava su sei colonne questo titolo: "L'Italia fascista non ammainerà mai la bandiera sul Brennero." Io ho mandato il giornale al direttore con questa rettifica: "L'Italia fascista può, se sarà necessario, portare oltre il suo tricolore; abbassarlo, mai!" La prima fase di questa dichiarazione è caratteristica dell'uomo: "Qual– che volta bisogna far pagare con due occhi la perdita di un occhio e con tutta la dentatura la perdita di un dente." Il Duce introdusse nella diploma– zia italiana i metodi di discussione che aveva visto usare da ragazzo nell'oste– ria di suo padre in Ro~agna. Il 9 febbraio al Reichstag Stresemann dichiarò che le minacce di Mus– solini erano incompatibili con lo spirito della Società delle Nazioni: "tali esagerazioni sono o un delitto o un'assurdità." Lo stesso giorno il Governa– tore della provincia del Tirolo annunciò alla Dieta di quella provincia che aveva pregato il Governo centrale della Repubblica austriaca di portare a conoscenza della Società delle Nazioni le minacce fatte· da Mussolini il 6 febbraio. Che cosa fece allora l'invitto e invincibile Duce? Il 10 febbraio parlò alla Camera: Ho appena bisogno di dire che confermo nello spmto e nella lettera il mio pre– cedente discorso, non escluso l'accenno finale al tricolore sul Brennero, che il signor Stresemann può interpretare come vuole, ma che gl'italiani interpretano nel senso 97 8 E.____ eca Gino Bianco

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