Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale vano, ma chi rompeva i vetri li pagasse. D'altra parte una certa dose di ten– sione fra Italia e Francia non faceva perdere troppe ore di sonno a nessun diplomatico inglese. In tali condizioni Mussolini avrebbe dovuto assecondare ogni movimento tendente alla conciliazione europea, mantenendosi amico con tutti, ma con le mani libere verso tutti. E se un nuovo accesso di pazzia avesse nuova– mente messo in guerra Germania e Francia, il popolo italiano avrebbe dovuto restare neutrale in quel nuovo assurdo spargimento di sangue, salvo ad associarsi al piu presto possibile con tutti gli altri neutrali per imporre, ai belligeranti, il ritorno alla pace e al buon senso. Valendosi del proprio seggio permanente nella Società delle Nazioni, il Governo italiano avrebbe dovuto mettersi alla testa delle piccole potenze e col loro aiuto lavorare per la pacificazione dell'Europa. Nel 1925, quando in Italia poteva ancora levarsi la voce della ragione, Sforza osservò che l'Italia aveva, nei confronti della Società delle Nazioni, la stessa singolare fortuna, che le si era spesso presentata in passato, e che essa si era spesso lasciata sfuggire dalle mani. Diventando consigliera e col– laboratrice nell'opera della ricostruzione europea, essa avrebbe potuto avere a Ginevra un ascendente di prim'ordine, molto superiore alla sua forza ma– teriale. Invece, essa si era chiusa in un malinteso isolamento, allo scopo di difendere i suoi esclusivi interessi, con l'inevitabile risultato di compromet– tere proprio quegl'interessi. "Oggi è nel suo interesse e nell'interesse dell'Eu– ropa che essa faccia trionfare la politica della Società delle Nazioni. 117 Alla fin del 1925 e al principio del 1926 Mussolini non solo attaccava 1 francesi, ma litigava anche con i tedeschi. Il 28 ottobre disse: Vi sono delle correnti altrove, che non si rassegnano ancora al fatto compiuto delle nostre frontiere. Bisognerà dire, una volta per tutte, una volta per sempre che, se vi sono frontiere sacre, sono quelle che abbiamo raggiunto con la guerra, ed ag– giungo che se domani queste frontiere fossero minimamente in gioco, io pregherei Sua Maestà il Re di snudare la spada! Queste parole vanno messe in relazione con le proteste che si moltipli– cavano allora in Germania e in Austria contro il trattamento usato dal Go– verno f~scista ai tedeschi dell'Alto Adige. Mussolini tornò a trattare questo tema il 18 novembre: Vi sono individui oltre i confini, i quali, ad esempio, non essendo ancora riu– sciti ad espellere dalle loro carcasse tutto ciò che di torbido e di abbietto vi avevano colato i regimi asburgici, si permettono di insultare nei loro Parlamenti questo regi– me e questo magnifico popolo. Or bene, bisogna sapere, e tutti lo sanno qui e fuori di qui, che nessun regime è mai caduto sotto pressioni provenienti dall'estero, e che tutti gli italiani, quando siano minacciati dall'estero, diventano un sol uomo. Domani due milioni di giovani raccoglierebbero la mia parola d'ordine. Non intendo di ele- 7 Relazione al Congresso dell'Unione Nazionale: Per una Nuova Democrazia, Roma, Società italiana di Edizioni, 1925, p. 76. 96 BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=