Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Bib Preludio alla seconda guerra mondiale riorità" endemico di quella gente e del suo Duce le canzoni burlesche canta– te nei cabarets parigini e le caricature pubblicate nei giornali. 8 Ultimo, ma non meno importante fattore di "imponderabili" erano quegli italiani, che si erano rifugiati in ·Francia per sfuggire alle violenze dei fascisti. Quei "fuorusciti," come Mussolini li faceva chiamare, ritenendoli indegni di essere chiamati "esuli," non avevano lasciato l'Italia con la in– tenzione di starsene silenziosi all'estero come avrebbero dovuto in Italia, ed ancor meno di manifestare all'estero un entusiasmo per Mussolini che non avevano sentito in Italia. Anzi si sforzavano di organizzare all'estero un"' Italia libera" che preparasse l"' Italia libera" di domani. La Francia non era il solo paese che ospitasse esuli italiani. La Svizzera ed il Belgio ne accoglievano molti. New York aveva un quotidiano antifa– scista che durò dal 1925 al 1933. Tuttavia la maggior parte dei fuorusciti era stabilita in Francia. La Francia aveva una lunga tradizione di ospitalità per gli esuli politici di tutti i. paesi. Il costo della vita non vi era troppo alto. La lingua era piu facile ad apprendere. Le istituzioni ricordavano quelle dell'Italia prefa– scista. Inoltre, l'attività politica dei fuorusciti trovava un terreno fertile nel milione di italiani che vivevano nel paese, specialmente tra i 200.000 ché erano concentrati in Parigi e nella sua regione. I fuorusciti pubblicavano un giornale di lingua italiana, Il Corriere degli italiani, e cercavano di farlo penetrare clandestinamente in Italia. Quando i fascisti credevano di aver distrutto ogni traccia di opposizione in Italia, scoprirono che l'opposizione risorgeva all'estero, e soprattutto in Francia. La influenza dei fuorusciti era nulla negli ambienti francesi conservatori, che erano filofascisti e dopo tutto comprendevano poco meno che la metà della popolazione francese. Quanto agli ambienti di sinistra, questi, e ita– liani e francesi, erano spezzati fra comunisti e non comunisti. Per i co– munisti, fino al 1935, chiunque non era comunista era un fascista. Quel che facevano gli uni, era demolito dagli altri. D'altra parte i democratici e i socialisti francesi, coi quali i fuorusciti italiani erano in contatto, non avevano bisogno di interpreti italiani per imparare dalla stampa italiana e dai discorsi truculenti del Duce e dei suoi satelliti quali e quante simpatie il loro paese godesse in quegli ambienti. I fuorusciti, tutt'al piu, aiutavano 8 Il quotidiano di Roma Tevere, 17-IX-1926, scriveva: "In Francia i giornali di sinistra continuano ad ingiuriare atrocemente l'Italia fascista nella persona del suo Capo. Orbene, se non c'è una legislazione che questo possa impedire, se la Francia si crogiola in un turpiloquio anti– italiano che la degrada, se il nome d'Italia deve essere impunemente oggetto di dileggio sui gior– nali umoristici e sui palcoscenici dei caffè-concerto, perché non si deve ripagare con la stessa moneta, perché non si devono usare le legittime rappresaglie? (... ) Bisogna abituare gli italiani a disprezzare profondamente le nazioni vicine; a disprezzarle di gran cuore, a ridere di esse, a farle oggetto della satira piu spietata. ( ... ) E a Mussolini sanguinario e pazzo, contrapporremo Briand "souteneur," Poincaré parente e complice di poliziotti assassini, Doumergue personaggio di caffè-concerto; e tutto un seguito di vermi di prima e seconda grandezza. La vita politica fran– cese è un immenso verminaio; non avremo che da scegliere, turandoci il naso." L'autore di questa prosa non capiva che le rappresaglie, ch'egli invocava, erano rese difficili precisamente dalla man– canza di humour nd fascisti, dal loro parrocchialismo e dai loro sfrenati accessi d'ira. Chi non sa ridere di se stesso non sa ridere neanche degli altri. 88 J Gino Bianco

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