Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Italia e Francia sua potenza schiacciante, ma: soprattutto perché col suo esemp10, aveva scre– ditata per sempre la corrotta democrazia di Francia. 7 Si aggiungano certe differenze fra le abitudini intellettuali dei francesi e quelle degl'italiani. Queste sono sempre state e sempre saranno fonte di malintesi e di attriti tra persone dei due paesi, che non siano in possesso di un alto grado di cultura. Pochi francesi si sono· resi conto di quello che scrive il Generale Ga- melio: È ben evidente che per intendersi con l'Italia, occorre darle la sua parte nel mondo. È necessario altres( tener conto della sua giusta sensibilità che per di piu è molto viva. È stupido e perfino ingiusto volerla trattare da parente povero · (Sert1ir, Il, 161). 11francese, quando non preferisce eccellere in quella cortesia che è una delle sue arti nazionali, assume un tono arrogante o, peggio, brandisce le armi micidiali dell'ironia e dell'epigramma. Quest'abitudine, che presiede alle dispute tra gli stessi francesi, ha conseguenze perniciose quando l'oppo– sitore è uno straniero, non avvezzo a simili modi. Costui misura il rapporto tra la manifestazione esteriore e il sentimento interno secondo la propria esperienza, e attribuisce al francese un'arroganza e uno scherno premeditati, che spesso non esistono. Il gallico argute loqui ha da secoli il potere di sde– gnare e irritare gli stranieri e specialmente gli italiani. Gli italiani trovano difficile afferrare il segreto del sorriso francese, prendervi gusto e imitarlo. Hanno ereditato, dai secoli in cui l'Italia era preda per gli stranieri, troppo spesso maltrattata e disprezzata, una sensibilità quasi morbosa di fronte ad ogni mancanza di considerazione. Fu un francese che disse che il riso può essere una specie di virtu, e per.fino una forma di eroismo. Gli italiani sanno ridere poco. Non vedono negli epigrammi, nell'ironia, nella blague dei fran– cesi un espediente della loro socievolezza per evitare il ridicolo delle effusioni sentimentali o la noia delle discussioni pedanti. Vedono - e non sempre a torto - l'orgoglio di chi considera il proprio oppositore indegno di una seria discussione, o non vuole confessare il proprio torto. Il motteggio che in Francia è uno sport sociale, è accolto dagli italiani come un insulto che grida vendetta. I fascisti spingevano questo debole degli italiani fino all'as– surdo. E Mussolini incarnava all'ennesima potenza tutta la vanità provin– ciale dei fascisti. t facile comprendere quali effetti producessero sul·" complesso d'infe- 7 SoLMI, Italia e Francia, pp. 41, 49, scriveva nel suo stile meteorico: "Il fascismo dava alla Nazione, fusa nello Stato fascista, una unità organica, sociale e civile, che ne potenziava al sommo il prestigio e le forze di espansione e di sviluppo, e che, costituendolo in un regime nuovo, il solo capace di resistere alle forze dissolventi del s9cialismo e del bolscevismo, la pre– sentava come modello alle giovani nazioni, tuttora minate dai veleni sociali del secolo XIX, e peN:anto veniva necessariamente a contrapporlo al regime democratico d'origine francese, in via di decomposizione, e a suscitarle contro le correnti, tuttora potentissime, della Seconda Internazio– nale, essenzialmente diretta dalla Francia." Solmi era un cardinale della chiesa fascista. Non è difficile immaginare che cosa scrivessero sullo stesso argomento i sagrestani della chiesa medesima. 87 BiblotecaGino Bianco

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