Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Italia e Francia bondante panno per cavarne un non interrotto abito italiano dal Mediter– raneo al golfo di Guinea. 3 I fascisti avevano qualcosa da domandare anche nel v1cmo Oriente. Il deputato Fera permetteva alla Francia di conservare il mandato sul Libano, a patto che cedesse la Siria all'Italia. Quanti fastidi e quante spese avrebbe procurato all'Italia il mandato sulla Siria, soltanto i francesi avrebbero po– tuto dire. Un altro deputato, Re David, dopo aver osservato che si "era fatto qualche accenno ad un trasferimento all'Italia dei mandati sulla Siria, sulla Mesopotamia e sulla Palestina," concludeva che comunque "l'Europa sarebbe stata costretta a tener conto dei diritti della nuova Italia fascista. " 4 Secondo Coppola, se l'Italia avesse ottenuto sufficienti garanzie nel Mediter– raneo orientale, cominciando col possesso della Siria, avrebbe potuto rinun– ciare in favore della Francia ad ogni interesse nell'Africa settentrionale e centrale. 5 Altri preferì vano concentrare la loro attenzione sull'Africa orientale. Il senatore Bongiovanni, ex governatore della Libia, pubblicò nella Rassegna Italiana del gennaio 1931 un articolo intitolato Il ramo d'olivo, nel quale consigliava di fare il "grande sacrificio" di dimenticare il confine meridio– nale della Tripolitania, purché "nuovi orizzonti africani si aprissero alle aspirazioni e all'attività del popolo italiano." Se l'Italia riconosceva la situa– zione francese nell'Africa nord-occidentale e nelle regioni del Sahara, era equo che la Francia dal canto suo cedesse Gibuti all'Italia e riconoscesse gl'interessi predominanti dell'Italia in Etiopia e in Somalia. I redattori della rivista dichiararono di non condividere quella opinione. A loro stavano piu a cuore il lago Tchad e il golfo di Guinea. Quei problemi avrebbero potuto essere risoluti, o ridotti alle loro vere - cioè mediocri o minime - proporzioni con un poco di buon senso. Cominciando dagli italiani in Tunisia, chiunque non avesse perduto ogni rudimento di senso morale doveva ammettere che cercare di costrin– gere un immigrante a cambiare cittadinanza prima di riconoscergli il di– ritto di comprare un pezzo di terra o di ottenere uguale salario per uguale lavoro, è altrettanto iniquo quanto imporre un cambiamento di religione ad uno che chieda un pezzo di pane. D'altra parte, nessun italiano di buona fede p~teva chiedere che i suoi connazionali in Tunisia conservas– sero per tutta l'eternità il diritto di restar fedeli alla loro nazionalità origi– naria. La convenzione franco-italiana del 1896 concedeva agl'italiani in Tu– nisia privilegi, che essi non godevano in alcun altro pae·se. Tali privilegi erano intesi a compensare l'Italia della rinuncia alle pretese territoriali, 3 Discorso del deputato Fera alla Camera il 28 maggio 1929; GI. 18-IX-1928; CS. 28-XI- 1929; Corriere Padano, 9-VII-1929; SALVATI, Italia e Francia nel Sahara centrale, pp. 65-66; di– scorso del deputato Dekroix alla Camera 1'8 maggio 1930. 4 Discorso alla Camera del 13 marzo 1931. Il resoconto ufficiale sottolinea il "grande ap– plauso" che accolse questa parte del discorso. Vedi anche MARABINI, Le problème France-Italie, p. 149; e SOLMI, Italia e Francia, p. 142. ' Intervista con I'Echo de Paris, 9-1-1928. 13 BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=