Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

L'intesa Chamhe1'lain-Mussolini italiana: queste note del dicembre 1925, come quelle del 1887, sarebbero . consistite in una "dichiarazione di politica comune" che impegnava il Go– verno britannico a non appoggiare alcun altro Governo in iniziative che potessero danneggiare gli interessi italiani, e impegnava il Governo italiano a comportarsi analogamente per gli interessi inglesi. Comunque sia, sta di fatto che, due anni dopo l'ammissione dell'Etiopia nella Società delle Nazioni e un anno dopo che il suo Reggente era stato ricevuto in pompa magna a Londra e a Roma, i Governi di Londra e di Roma convennero di spartirsi il paese come se fosse abitato da selvaggi. 10 Gli accordi dei dicembre 1925 sull'Etiopia non potevano diventare ope– ranti se il Governo francese, come terza parte nel Trattato del 1906, non vi avesse consentito. Durante la sua visita a Locarno, cioè mentre gli accordi anglo-italiani nell'Etiopia andavano perfezionandosi, Mussolini chiese un téte-à-téte con Briand. Appena oltrepassata la soglia della camera di albergo in cui Briand lo aspettava, il Duce diventò un uomo completamente diverso da quello che appariva di solito davanti alle folle e ai fotografi. Non piu arrogante, borioso e minaccioso, ma semplice e ragionevole, un ragazzo bene educato. Non accennò alla politica internazionale. Parlò solo della situazione interna italiana. Non era vero ch'egli aspirasse a diventare il dittatore d'Italia. Aveva dovuto abolire il regime parlamentare perché i suoi oppositori ve lo avevano costretto. Ma intendeva ristabilirlo, con le necessarie precauzioni, appena fosse possibile. Briand lo ascoltò in silenzio. Quando Mussolini ebbe finito, Briand disse: "È difficile attraversare il Rubicone due volte, special– mente se in esso c'è del sangue." Con questo il colloquio ebbe termine. 11 Se non erriamo, questo incontro dà la chiave per comprendere perché Mussolini abbia scatenato la ondata di francofobia immediatamente dopo Locarno. Mussolini non dava nessuna importanza ai trattati internazionali che conchiudeva: li firmava, se ne scordava e faceva a modo suo quando li trovava incomodi. Quello che cercava erano successi immediati, poco im– porta se reali o apparenti, effimeri o duraturi, che gli servissero ad abba– cinare "le cosI dette masse, " 12 cioè permettessero ai giornali da lui assoldati in Italia e all'estero di cantare le sue glorie. Se Briand avesse consentito a uno scambio di idee, l'affare etiopico sarebbe certamente venuto in discus– sione; e se Briand avesse consentito all'accordo anglo-italiano, Mussolini sarebbe tornato in Italia con un grande successo diplom;itico da sbandierare innanzi agli occhi delle "COSIdette masse." 10 Non si trova neppure una parola sugli accordi del 1925 nel libro di PETRIE, Life and letters of sir Austen Chamberlain. Egli dice solo (II, 306) che sulla via del ritorno in patria dal Mediterraneo, sir Austen "vide mr. Briand a Parigi per far tacere le voci secondo cui il suo incontro con Mussolini aveva qualche significato sinistro." Et voilà comment on écrit l'histoire. 11 I particolari del colloquio furono subito raccontati dallo stesso Briand a monsieur Alexis Léger che lo accompagnava a Locarno come Chef de Cabinet. Monsieur Léger ebbe la cortesia d'informarne l'autore di questo libro nel settembre 1942. u GUARIGLIA, Ricordi, pp. 13, 39-40. .. 79 • BiblotecaGino Bianco

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