Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Irredentismo, questione balcanica e internazionalismo cassero alle feste pel varo d'una corazzata destinata... all'Italia; quel Luigi Ziliotto, che abbandonava Trieste in piena lotta elettorale per correre a rotta di collo in Dalmazia a fare omaggio all'arciduca ereditario. E si potrebbero affastellare a mucchi i fatti per documentare come qualmente, nei circoli nazionalisti triestini e istriani, se il sangue può diventare acqua, anche quando è davvero latino e gentile, gli affari sono sempre affari. E gli affari trascinano la borghesia triestina, ora come nei secoli passati, a gravitare verso il suo Hinterland, cioè verso l'Austria. E nessuna illusione irredentista potrà mai far dimenticare ai cçmm1ercianti di Trieste che la prosperità economica della loro città dipende tutta dall'unione politica, doganale e ferroviaria del porto di Trieste coi territori slavo-tedeschi; nessuna illusione irredentista riescirà a fare ad essi dimenticare che Trieste, unita all'Italia e avente alle spalle un confine politico e una linea doganale e priva di raccordi ferroviari, vedrebbe rovinato il suo commercio a vantaggio di Fiume, come Venezia è soffocata dal sistema doganale e ferroviario austriaco a vantaggio di Trieste. E, poiché la nazionalità i capitalisti l'hanno tutta nella cassaforte, è naturale che essi consentano ai loro deputati di votare le spese militari ... contro l'Italia, purché il Governo. odiato di Vienna prenda qualche provvedimento economico utile agli interessi locali. Quanto agli slavi, gli italianissimi vogliono che i lavoratori italiani li respingano da sé per mantenere immacolato il giglio della nazionalità; ma, nel dare ad affitto le loro terre, preferiscono gli slavi agl'italiani, perché hanno un piu basso tenor di vita e fanno negli affitti migliori patti; e li adoprano come crumiri a Trieste quando c'è uno sciopero di lavoratori italiani; salvo beninteso strillare continuamente a perdifiato contro il -pericolo slavo. Come si spiega allora l'irredentismo insincero e illogico della borghesia triestina? Si spiega notando che, nella borghesia triestina, accanto e intorno al ceto capitalistico e commerciante vero e proprio, che è tratto dai suoi interessi a guardare verso l'Austria, si muove e spasima la borghesia e la piccola borghesia intellettuale, che riceve la lingua, la coltura, la luce del pensiero, tutto dall'Italia. Staccati politicamente da noi e uniti a uno stato multilingue, in cui essi non saranno mai altro che una minoranza appena apprezzabile e non hanno nessun avvenire, gli intellettuali italiani dei paesi soggetti ali' Austria saranno sempre nemici dell'Austria ed aspireranno sempre a riunirsi all'Italia. Un avvocato o un professore triestino, che sente di essere un uomo non volgare, o deve passare in Italia se vuole affermare la propria personalità su una grande scena degna di lui, deve cioè dividersi dalla casa paterna, dai beni aviti, dai dolci ricordi della fanciullezza; oppure è condannato a rimanere a casa, contento della piccola notorietà locale, escluso da ogni efficace influenza politica o intellettuale in uno stato, la cui maggioranza non può comprenderlo e in cui ogni tradizione di coltura è estranea al suo pensiero. Anche quando il Governo austriaco avrà riparato allo stolto errore, che commette oggi, disconoscendo senza nessun ragionevole motivo tutti i bisogrti di questa classe sociale e le avrà concessa quell'università, di cui essa ha bisogno 67 iblioteca Gino Bianco

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