Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

" Come siamo andati in Libia" e a/,tri scritti dal 1900 a/, 1915 stanza nettamente distinti dagli sloveni (62,5%), e raccolti compatti verso il mare e sul confine italiano, e perciò si posso~o, in un equo riordinamento amministrativo di quei paesi, associare ·a Trieste, e magari, in un riordinamento politico, riunire, come gli italiani del Trentino, al nostro Stato, senza danno agli sloveni e senza ledere nessun vitale interesse dell'Austria e perciò senza nessun bisogno che muoia il cos1 detto "nemico ereditario," una riunione, invece, all'Italia della città-provincia di Trieste e del margraviato d'Istria non potrebbe avvenire senza gravi ingiustizie e senza enormi difficoltà che noi non siamo certo in grado di superare. Le statistiche ufficiali austriache, che sono sempre falsificate a danno degli slavi dove prevalgono amministrativamente gl'italiani e a danno degli italiani dove prevalgono gli slavi, ci dicono che al 31 dicembre 1900 la città-provincia di Trieste contava, su 151 mila abitanti, il 77,4% di italiani e il 16,3% di sloveni. Agli italiani sudditi austriaci, calcolati nelle statistiche ufficiali, è necessario aggiungere anche i 40 mila italiani residenti stabilmente a Trieste ma cittadini del regno: e questo aumenta la percentuale etnica italiana. Ma anche gli slavi sono piu numerosi che le statistiche non vogliano far credere. Nelle elezioni a suffragio universale del maggio 1907 - le quali ci danno coi loro risultati una statistica quasi perfetta, non solo dei partiti, ma anche delle nazionalità - i candidati nazionalisti sloveni ebbero, fra città e territorio, 8166 voti di fronte a 8423 voti toccati ai candidati nazionalisti italiani, a 9468 voti raccolti dai socialisti italiani; a 1958 voti raccolti dai clericali austriacanti. E, quando si consideri che, dei 9468 voti raccolti dai candidati socialisti italiani, un buon migliaio fu dato da lavoratori socialisti sloveni, si deve giungere alla conclusione che, su per giu, il 25% della popolazione di Trieste e del territorio è slovena. E questa popolazione slovena non si può staccare in nessuna maniera dalla popolazione italiana, perché non solo abita tutto il territorio fuori delle porte di Trieste, ma penetra in Trieste e vi conserva il senso della propria autonomia di fronte alla maggioranza italiana. E la riunione di Trieste all'Italia significherebbe la creazione di un irredentismo slavo nei confini politici della nuova Italia. Peggio assai stanno le cose nel cosiddetto margraviato di Istria. Qui le statistiche ufficiali danno, su 336 mila· abitanti, il 40,5% agli italiani, il 14,2% agli sloveni, il 42,6% ai croati. E, anche se si stacca dall'Istria nelle statistiche, come dovrebb'essere nell'amministrazione, il capitanato di Volosca, che, di fronte a 50 mila sloveni e croati, conta appena un migliaio di italiani, il numero degli slavi apparirà sempre imponentissimo nelle altre circoscrizioni amministrative di fro~te a quello degl'italiani. E questa constatazione è rafforzata in maniera impressionante dai risultati delle elezioni a suffragio universale del maggio 1907, nelle quali i tre Collegi istriani prevalentemente slavi dettero 20.400 voti ai candidati nazionalisti slavi e 3700 voti ai nazionalisti italiani; e i tre Collegi ufficialmente italiani dettero 3700 voti ai socialisti italiani, 10.800 voti ai nazionalisti italiani, 8950 voti agli 64 BibliotecaGino Bianco

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