Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

La politt:caesteradell'Italia e il pacifismo 1 Replica a E. T. Moneta Ernesto Teodoro Moneta non è quacquero. Quando un popolo voglia rompere il giogo di una dominazione straniera che l'opprima, quando " la patria sia minacciata," allora la guerra "diventa una· necessità e un diritto." Allora, né il proletariato deve pensare che "di tutte le guerre il maggior numero di vittime son sempre date dal proletariato"; né la democrazia deve pensare che "quando si fece belligera cessò di esistere" e che "la vittoria farebbe del generale vittorioso il seppellitore della libertà." Allora la guerra bisogna farla, magari ... ad ogni patto. Avendo sempre sostenute queste idee, E. T. Moneta si crede in diritto di protestare contro la ignoranza di chi gli attribuisce il desiderio della "pace ad ogni patto." Il male è che la sua protesta non dimostra altro, se non che egli, nel suo sentimentalismo vaporoso, non è riuscito ancora ad analizzare i suoi concetti e a vederci dentro chiaro. Quando egli, infatti, fa un'eccezione a favore della guerra pel solo caso che sia in gioco l'indipendenza nazionale, che cosa fa se non riconoscere implicitamente che vuole in tutti gli altri casi la " pace ad ogni patto "? . Nell'attuale groviglio balcanico - di questo si parlava nell'articolo, che ha dato luogo alla, diciamo cosi, rettifica di E. T. Moneta - l'Italia - di questa e non della luna si parlava nell'articolo sullodato - non ha né da difendere la sua indipendenza, né da rompere nessun giogo straniero che gravi materialmente su di lei. Mancando, pertanto, quell'unico caso, in cui la guerra sia " una necessità e un diritto," che cosa le resta, se non la " pace ad ogni patto"? Anche negli altri casi, E. T. Moneta può dire di volere non la " pace ad ogni patto," ma la "pace dei liberi e dei forti." - Ma che cosa vogliono dire queste parole? - Se, per esempio, un paese costringe un altro a scegliere, non fra la guerra e la pace dei liberi e dei forti, ma fra la guerra e la pace degli schiavi e dei vigliacchi, non violando materialmente e brutalmente la indipendenza nazionale dell'avversario, ma circondandolo con una tale rete di insidie e di inferiorità commerciali e militari da ridurlo all'estremo della debolezza e della miseria, che cosa deve fare, secondo E. T. Moneta, il paese minacciato, dopo essersi convinto che tutti i tentativi· di difesa pacifica sono vani e quando crede di potersi difendere violentemente con buoni 1 L'articolo di Salvemini su La politica estera dell'Italia provocò que risposte polemiche da parte di Angelo Vivante e del pacifista Ernesto Teodoro Moneta, pubblicate ambedue nella " Critica sociale" del 1° novembre 1908. A quella del Moneta il Salvemini replicò nella " Critica sociale," a. XVIII, nn° 22-23, 16 novembre-! dicembre 1908, pp. 340-45, sempre a firma xxx. [N.d.C.] · I 49 BibliotecaGino Bianco

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