Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

I • La politica estera dell'Itali• essere ebeti per lo meno quanto l'on. Tittoni; perché si dichiarerebbero soddisfatti di un mutamento, che non solo minaccia di escludere a scadenza piu o meno breve dalle regioni del Mediterraneo orientale le merci italiane, alla cui intensa produzione sono interessati gli operai non meno degli industriali; ma indebolisce militarmente l'Italia di quanto cresce la potenza austriaca: cioè obbliga l'Italia o ad aumentare ancora le spese militari, o a tenere, di fronte all'Austria, una politica anche piul remissiva di quella seguita sinora: e politica remissiva vuol dire trattati commerciali italo-austriaci sfavorevoli all'Italia, penetrazione commerciale italiana in Oriente resa anche piu difficile: cioè danno, se non immediato, prossimo alla produzione italiana; cioè danno del proletariato, che, se deve lottare con la borghesia allorché si tratta di dividere i profitti dell'imprese economiche, deve essere solidale con la borghesia allorché si tratta di assicurare condizioni favorevoli allo sviluppo di queste imprese. II Stàbilito il principio che il proletariato italiano deve interessarsi vivamente della attuale crisi balcanica e volere che essa si risolva senza un peggioramento militare e commerciale dell'Italia, ne consegue che il partito socialista deve energicamente rifiutare in questo momento non solo la tattica della insurrezione antimilitarista in caso di guerra, ma anche la teoria che la guerra debba essere dal nostro Governo, per motivi umanitari, ad ogni costo evitata. La insurrezione antimilitarista in caso di guerra, ammesso che si possa temere contemporaneamente in tutti gli stati belligeri, non servirebbe che a una cosa sola: a rendere impossibile la guerra, cioè a fare il gioco del1A' ustria, che ha fatto il suo colpo di mano appunto perché spera che ne~uno voglia fare la guerra per paura del proletariato. Dopo questo precedente, domani l'Inghilterra si prenderà Creta e la Sicilia; la Francia si prenderà la Sardegna, se le piacerà; noi ci prendiamo Malta, il Canton Ticino o Nizza o Trieste; e cos1 il proletariato di tutto il mondo, con la sua sistematica minaccia di insurrezioni antimilitaristiche, diventerebbe il complice necessario di tutte le prepotenze internazionali. Si capisce che abbia l'obbligo di insorgere contro il proprio governo in caso di guerra il proletariato di quel paese, il cui governo si è reso ingiustamente responsabile della guerra: ma sarebbe ridicolo che si rivoltassero contrp il loro governo i proletar1 del paese assalito e spogliato, i quali alla fine pagherebbero essi le spese della spogliazione e dell'assalto. In questo caso, poi, noi vediamo con sommo dolore che i socialisti austriaci, i quali avrebbero avuto prima di tutti il dovere di insorgere COIJ.· tro il loro Governo per l'atto di prepotenza brutale da lui commesso, non 39 Biblioteca Gino Biancq

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