Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

" Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 solo non insorgono, ma dichiarano ufficialmente per bocca dell'Adler e un po' anche - è doloroso doverlo constatare - dell'italiano Pittoni, che l'Austria non ha fatto nulla di male a metter. fuoco alle polveri, e che in questa faccenda gli altri stati non hanno nulla da dire e nulla da censurare. E questo si capisce: nella Bosnia ed Erzegovina la borghesia austriaca ha un ottimo sbocco ai suoi prodotti, e vi ha impegnati forti capitali, e ne ricava ad ottime condizioni materie prime per le sue industrie; e perciò -ha interesse a eliminare ogni equivoco ed ogni incertezza nella situazione giuridica e doganale di .queste regioni; e con la borghesia austriaca è cointeressato il proletariato austriaco, che soffrirebbe anch'esso per sempre i pericoli di un ritorno alla Turchia della Bosnia e dell'Erzegovina con conseguente elevazione di una barriera doganale e nuovo orientamento del sistema ferroviario; e perciò è naturale che i socialisti austriaci approvino - sa}vo qualche riserva formale di convenienza - il loro Governo. Ma noi saremmo deficienti per lo meno come l'on. Tittoni se obbligassimo il nostro Governo, con la minaccia d'una insurrezione antimilitarista in caso di guerra, ad essere contento come una pasqua e come i socialisti austriaci di quanto ha fatto il Governo austriaco, e a sacrificare cosi agli interessi della borghesia e del prolet-ariato austriaco gli interessi della borghesia e del proletariato italiano. E non solo dobbiamo respingere l'herveismo, ma dobbiamo respingere anche la teoria ernesto-teodoro-monetiana della pace ad ogni patto. La pace ad ogni patto vuol dire anch'essa, come l'herveismo, la prepotenza sistematica dei paesi militaristi a danno dei paesi sistematicamente pacifisti. In questo caso la pace ad ogni costo vuol dire il danno della Turchia, della Serbia, del Montenegro, dell'Italia, della Russia, dell'Inghilterra; ma sarebbe un magnifico affare per l'Austria, che domani approfitterà d'un qualunque incidente ridicolo per occupare l'Albania o per ripigliarsi Venezia, visto e considerato come noi vogliamo... ad ogni costo la pace. La pace si deve volerla energicamente e sinceramente. Ma volerla ad ogni costo significa volerla anche col proprio danno. Volerla subordinatamente al proprio vantaggio o almeno a un non peggioramento della situazione attuale, vuol dire non già volerla ad ogni costo: bensi minacciare la guerra ed essere pronti in caso disperato a farla. Farla, naturalmente, in condizione da non ricavarne il danno e le beffe e da non cadere in un precipizio anche piu profondo di quello a cui o porterebbe la pace a tutti i costi: farla con la sicurezza della vittoria. Ora questa sicurezza l'Italia oggi l'ha. Di fronte all'accordo inglese-francese-russo, a cui aderiscono come appendici utilissime la Spagna e il Portogallo - che assicurano la Francia da ogni assalto dal mezzodi - e la Turchia, la Bosnia, il Montenegro, che paralizzerebbero la Bulgaria e la Romania - dato che queste secondassero l'Austria e la Germania - l'Italia, senza la necessità di quelle enormi 40 BibliotecaGino Bianco

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