Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

L'Irredentismo mente il contrario del redento Piemonte. Per questo i democratici lombardi lottavano contro l'Austria, ma non ne volevano sapere di Carlo Alberto, e desideravano solo di costituire il paese in repubblica, e invitavano i democratici piemontesi e degli altri stati italiani a fare lo stesso; in seguito le singole repubbliche italiane si sarebbero unite in confederazione e sarebbe cosi nata la repubblica federale italiana. Era l'ideale di Cattaneo e di Ferrari. Oggi, se noi andiamo nel Trentino e nell'Istria, troviamo che l'irredentismo raccoglie i suoi seguaci appunto nella classe reazionaria del paese. A Trento il Municipio italiano irredentista nega agli operai il suffragio universale; a Vienna i deputati irredenti italiani della quinta curia votano sempre le leggi piu reazionarie e si trovano in discordia continua coi radicali e coi socialisti; nell'Istria i preti sussidiati dalla "Dante Alighieri" non fanno che della propaganda antisocialista; a Trieste le elezioni si fanno a base di corruzione. Del resto basta parlare con uno di quei tanti irredenti, che sono venuti in Italia per vedere che gli irredentisti sono quasi tutti reazionari e codini feroci; e gli stessi irredentisti democratici o repubblicani, come l'on. Barz~lai, si dichiarano pronti a sostenere il militarismo purché rivolto contro l'Austria. Viceversa nel Trentino e nel Triestino gli operai passano tutti al socialismo, e mentre hanno per programma minimo la conquista dell'autonomia amministrativa e per programma massimo la trasformazione dell'Impero in repubblica federale, non si sentono nessuna voglia di farsi redimere dai nostri Bava Beccaris e preferiscono mille volte la servitu austriaca - orrore! - con la libertà d'associazione e di riunione rispettata, alla libertà italiana. - O dolce maggio '98, chi ti dimenticherà mai? Di fronte a una tale condizione di cose, che gli irredentisti possono deplorare a lacrime di sangue ma non negare, si capisce che un monarchico irredentista non provi nessuna esitazione; per un buon monarchico - si sa - la sovranità popolare esiste solo in quanto può funzionare da polverino s"Qlla ·volontà del sovrano ereditario; andare nei paesi irredenti, mettersi d'accordo con i partiti reazionari, opprimere i partiti popolari in nome del bene inseparabile, per essi è la sola politica degna di esser seguita. Ma la cosa dovrebbe essere ben diversa per un repubblicano o per un democratico irredentista. L'on. Barzilai, sostenitore della sovranità nazionale, dovrebbe andare a Trieste ad imporre alla maggioranza del paese un regime di cui là non si sente troppo bisogno. L'on. Barzilai, democratico, dovrebbe andare a Trieste ad allearsi coi reazionari contro i democratici; l'on. Barzilai, repubblicano, dovrebbe andare a Trieste a imporre le istituzioni monarchiche alla classe operaia, che è repubblicana. Insomma, da qualunque parte si guardi l'irredentismo democratico italiano, esso ci presenta un insieme di contraddizioni e di equivoci, spesso ridicoli, sempre pericolosi. In Francia gli irredentisti, uso Rochefort e Déroulède, sono nemici delle istituzioni repubblicane e propugnano la necessità di un colpo di stato, che dia il paese in braccio ai militari e renda possibile la guerra. Sono perfettamente logici. In Italia i nostri Déroulède pretendono di 9 BibliotecaGino Bianço

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