Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

L'Irredentismo il partito democratico estese in Piemonte la sua influenza; Genova era in ebullizione, in Toscana e negli Stati romani sorgevano due repubbliche; l'esempio pareva dovesse esser imitato in Piemonte. Ma c'era sempre la valvola di sicurezza contro l'Austria. Questa volta Carlo Alberto prese per ministri dei democratici e si dichiarò pronto a rinnovare la guerra con l'Austria. Invano Giuseppe Ferrari ripeteva nel febbraio del '49 i suoi insegnamenti alla democrazia : Tu hai due nemici a com9attere, interno l'uno, esterno l'altro: li assali l'un dopo l'altro. L'Austria è al di là del Po e del Ticino: bisogna dimenticarla. Comincia combattendo il nemico interno. Non anticipare la guerra sulla rivoluzione, non differire la libertà per riguardi all'indipendenza, ecco l'unico principio che deve sciogliere i problemi dell'Italia. 3 Parole inutili! I democratici piemontesi erano piu accecati che mai nell'odio contro l'Austria. A preparare la guerra davano al Ministero pieni poteri; e il Ministero non faceva nulla per la guerra e si serviva dei pieni poteri per prendere provvedimenti, coi quali rinforzava all'interno la posizione dei militari e dei conservatori. Finalmente si rompeva la guerra in marzo del '49. A Mortara e a Novara la massima parte dell'esercito si rifiutò di combattere, e gli austriaci ebbero facile vittoria. Ora finalmente i democratici nazionalisti piemontesi si ricordarono che, oltre alla guerra esterna, c'era da fare una rivoluzione interna e insorsero a Genova. Ma era troppo tardi: discreditati dal disastro di Novara, del quale era naturale addossare ad essi la responsabilità, essi non erano piu in grado di trascinarsi dietro un popolo accasciato dalle sventure. Dopo la disfatta di Novara il partito conservatore ebbe agio di riconquistare tutte le posizioni perdute dopo la sconfitta di Custoza, e il dominio del Piemonte rimase indiscusso nelle sue mani fino ai giorni nostri. * Ognuno vede quanto la politica nazionalista, seguita dalla democrazia nel 1848 e '49, sia somigliante a quella, in cui gli irredentisti vorrebbero trascinare la democrazia ai giorni nostri. Finché l'irredentismo fosse fatto dai monarchici, non ci sarebbe nulla da ridire: per essi questioni interne in Italia non ne esistono e chi dice il contrario è un sovversivo; sotto le nostre beneamate istituzioni tutto va bene nel migliore dei modi possibili e chi dice il contrario bisogna mandarlo in galera; l'Italia è libera, l'Italia è ricca, l'Italia è felice, e chi dice il contrario bisogna fucilarlo. Unire quindi alla nostra cara Italia i fratelli di Trento e di Trieste vuol dire metterli in grado di godere anch'essi di tutte le gioie e delizie delle nostre istituzioni monarchiche. 3 Opuscoli, pp. 120, 133. 7 BibliotecaGino Bianco

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