Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Prefazione saltuariamente, sia quando nel 1902 pare prepararsi·un'azione su Tripoli, sia in occasione della Conferenza di Algesiras, e della crisi bosniaca. Richiama, invece, tutta quanta la sua attenzione nel 1911, quando inizz'a la campagna di stampa per l'impresa libica, e allora egli impegna contro di essa una lotta condotta con tutto il suo ardore. Il 20 dicembre 1908 era comparso il primo numero della Voce, con l'ambizioso programma di un rinnovamento radicale della cultura e della vita politica italiana. Nell'elenco dei collaboratori figurava anche Salveminz·, che andava distaccandosi dalla Critica Sociale. Stabilitosi a Firenze dopo il terremoto di Messina, trovò in quel settimanale occasione di lavoro e anche di conforto 16 e vi collaborò attivamente, occupandosi naturalmente di politica. Quando iniziò la propaganda a favore dell'impresa libica, Salvemini, e. in un primo tempo lo stesso Prezzolini, furono contro tentando di arginare la dilagante retorica per discutere seriamente il problema e la convenienza economica e politica dell'impresa. Non tutti i collaboratori, in prev.alenza letterati e artisti, approvavano lo spazio dato dal settimanale alla politica, 17 si lamentavano che si facesse "troppa politica spicciola" e volevano "piu cultura e meno politica." 18 La crisi venne quando scoppz·ò la guerra italoturca. Il 18 settembre 1911 Salvemini scrive a Prezzolini: "Ora è la volta di Tripoli: bisogna ogni settimana insistere su Tripoli" e sfatare le "corbellerie giornalistiche." 19 E il 28 settembre ritorna ancora sull'argomento, e definisce il "grande problema nazionale prèsente," e afferma che "la coltura vera cggi consiste nel parlare di TripoH. Tutto il resto oggi no'n è cultura, è letteratura. La stessa questione meridionale oggi è letteratura." Poiché la coltura è "via via che si presenta un problema nazionale discuterlo a fondo, a lungo per creare la coltura nazionale." E "per im,pedire che la stampa continui a mistificare il paese. Per combattere questa mistificazione dobbiamo occupare magari tutti i numeri, se sarà necessario... Pubblicare oggi due articoli sul generale Govone e tacere nello stesso numero della Voce di ciò che piu ci interessa è deìitto." 20 Amendola che, non ostante le frequenti divergenze con Prezzolini, in quel momento lo sostituiva, il 29 settembre risponde a 16 In una lettera del 14 ottobre 1911 a Prezzolini scrisse: " Tre anni or sono trovai tra voi la mia nuova famiglia. E la "Voce" contribui assai, assai, a darmi uno scopo che mi rendesse accettabile la vita, mentre quasi tutto ciò che individualmente mi fortificava era sparito a un tratto, e mentre ogni fede negli uomini del partito socialista cadeva a brani a brani. " G. PREZZ0LINI, Il tempo della " Voce, " Milano-Rirenze, Longanesi-Vallecchi, 1960, p. 453. . 17 Valga per tutti quello che scrisse Renato Serra il 16 settembre 1911 a Luigi Ambrosini: " La loro politica mi pare il colmo della incompetenza e della goffaggine. Salvemini poi e Prezzolini hanno il dono di esasperare il mio usato fastidio, qualunque cosa dicano; e ne dicono, ahimè, a torrenti senza posa." In altra, sempre ad Ambrosini, dell'll ottobre: " Essi (Salvemini e la sua compagnia) scrivono di politica e di economia con fervore e con astio, col desiderio di correggere di rifare di mescolarsi alla pratica e pur con la boria di chi alla pratica è superiore; e allora, con tali pretese, questa gente che non dispone né di un voto né di un uomo né di un soldo, fa ndere insieme e fa rabbia. Essi non sanno essere né contemplativi né attivi e fanno poi i moralisti." Epistolario di Renato Serra, a cura di LUIGI AMBR0SINI,GIUSBPPB DE R0BBRTIS,ALFREDOGRILLI, 2a ediz., Firenze, Le Monnier, 1953, pp. 404, 407. . 18 G. PREZZ0LINI, Il tempo della "Voce,,, cit.) p. 437. 19 Ibidem, p. 433. 20 Ibidem, pp. 437 sgg. · XIII BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==