Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Prefazione cose grandi sbagliava meno degli altri, perché aveva una cultura piu vasta, una mente lucida, una eccezionale capacità di ragionare logicamente. E anche quando sbagliava si era sicuri che sbagliava in buona fede; non c'era da temere che fosse fuorviato dalla preoccupazione del suo interesse particolare, da pfrcole invidie, vanità e risentimenti." 12 Tutto questo andava detto per rendersi conto del valore degli scritti di politica estera di Salvemini. . Anche qui cominciò prestissimo. Il suo primo saggio in proposito fu uno sull'irredentismo. Il 29 aprile 1899 scrive al Ghisleri: "Alla prima occasione comincerò a battere le porte dell'irredentismo." 13 E il 29 dicembre alla vigilia dell'uscita di quell'articolo sulla Critica Sociale scrive ancora: " Nel prossimo numero della Critica ci sarà un mio articolo sull'irredentismo, nel quale al solito (tiro?) in ballo i repubblicano-lombardi contrapponendoli a Barzilai." 14 L'irredentismo allora era propugnato dai partiti di sinistra e particolarmente dai repubblicani. Ora nel suo ardore per provocare un completo rivolgimento della situazione politica, da parte dei repubblicani e dei socialisti, Salvemini considerava democrazia e irredentismo incompatibili perché l'irredentismo avrebbe portato inevitabilmente alla guerra, e la prepara2·ione ad essa avrebbe rafforzato il militarismo, avrebbe servito ad addormentare la democrazia, avrebbe fatto il gioco della monarchia e dei conservatori. Il 30 gennaio 1900 scrive: " L'irredentismo va a mio parere assolutamente evitato. È una pazzia assurda e ridicola sotto il rùpetto pratico. Irredentismo nei momenti in cui ci troviamo noi, vorrà dire guerra all'Austria; questa è possibile? Noi dobbiamo evitare le complicazioni internazionali ... L'irredentismo è un tranello che ci tende la monarchia." 15 È una tesi che ben presto abbandonerà, e non la ritroveremo piu nei suoi scritti. In quello stesso anno comparve, sempre sulla Critica sociale, un secondo articolo di politica estera, e cioè La Triplice Alleanza e gli interessi politici dell'Italia, nel quale va notata la constatazione che uno dei punti deboli della Triplice era il nascente antagonismo anglo-tedesco. Era una constatazione ben difficile da farsi allora, quando l'antagonismo era soltanto economico, ed era impossibile che diventasse politico finché perdurava' la rivalità coloniale con la Francia. Tanto è vero che ripetutamente, nel 1898, nel 1899, e nel 1901, l'Inghilterra tentò un'alleanza con la Germania. Cosicché l'antagonismo politico divenne evidente solo nel 1904 con la conclusione dell'intesa anglo-francese. Ma Salvemini aveva saputo guardare a fondo nei rapporti Inghilterra-Germania. In ogni modo la politica estera non sarà il problema predominante del primo decennio di questo secolo, e quindi Salvemini se ne òccuperà XII 12 No al Fascismo, a cura di ERNESTO RossI, Torino, Einaudi, 1957, p. 13. 13 Lettere ad Arcangelo Ghisleri, cit., p. 357. 14 Ibidem, p. 370. 1s Ibidem, p. 374. BibliotecaGino Bianco

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