Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

"Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 a/. 1915 Non, dunque, oscuriamone o mettiamone rn forse il valore puro; se non altro, caro Salvemini, per carità di patria. P. ALESSANDRO GHIGNONI Di fronte al fatto della guerra in generale, noi dobbiamo dichiarare di non aver nessuna "convinzione schietta e profonda," che ci induca ad esserle a priori avversi. La guerra è certo una orribile cosa: e occorre avere proprio perduto la testa - e speriamo che sia in Italia un fenomeno passeggero! - per glorificarla, per desiderarla, per invocarla. Ma vi sono talvolta paci piu penose, piu umilianti, piu disastrose di qualunque guerra. E in questa società, ancora cosi barbara e brutale sotto la maschera dei bei modi e del saper fare, può essere in un dato momento necessità di vita a un popolo ricorrere alla violenza come ad extrema ratio. Di fronte a questa guerra in particolare, noi sentiamo di avere "convinzioni schiette e profonde " davvero. Abbiamo combattuta l'impresa dannosa e ingiusta, prima che il dado fosse tratto. Oggi, che l'impresa è lanciata, contro la nostra volontà, ma senza che la nostra volontà possa piu liberarcene, noi ripetiamo che il vero dovere attuale di tutti gli uomini realmente amanti del proprio paese sia di concentrare i loro sforzi per imporre al Governo per Tripoli questo -programma -pratico immediato: ridurre al minimo i molti danni materiali dell'impresa, non compromettere con ulteriori pazzie i non ispregevoli vantaggi morali fino a quest'ora conquistati. Tutto questo non esclude la protesta contro la impresa tripolina, sia in nome di convinzioni assolutamente avverse a qualunque guerra: sia per considerazioni particolari positive avverse a questa guerra. Ciò che noi escludiamo, è la semplice protesta per la protesta, il baccano negativo, lo stare ad aspettare magari che le cose vadano male per poter dire l'avevamo detto. Ciò che noi escludiamo è la illusione facilona e malefica di chi crede di aver es~urito tutto il suo dovere con un comizio piu o meno rumoroso contro la guerra; mentre il dovere vero oggi consiste nel seguire la impresa a passo a passo: nel denunciare le menzogne e le mistificazioni: nell'impedire che questo enorme necessario sforzo nazionale sia sperperato invano e sfruttato da coalizioni bancarie e parassite: nel volere che all'errore di avere iniziato l'impresa non si aggiunga quello di condurla_ avanti male, e di aggiungere ai danni non necessari quelli che ormai sono inevitabili e che dobbiamo tollerare con animo forte e disciplinato. Rispondono a questo dovere i partiti democratici in genere, e il partito socialista, in ispecie, caro amico Ghignoni? No, no, no. Mentre il partito socialista (parliamo di questo, perché è il solo che meriti ancora di essere discusso) si riduce a non fare altro che baccano, il Governo, abusando dei pieni poteri guerreschi, bandisce l'asta per regalare a Tripoli un porto, che sarà sempre passivo, sperperandovi in pura perdita parecchi milioni che sarebbero assai piu utili in Italia. E i metallurgici già si fanno avanti per ottenere che il regime doganale della nuova colonia sia fatto a loro uso e 154 BibliotecaGino Bianco

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