Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

'~ Come siamo andati in Libia" e· al.tri scritti dal 1900 al 1915 Ora questo programma ancora non esiste. È vero che c'è il Banco di Roma che ha un programma suo; e naturalmente vorrà che la ~onquista si sviluppi in modo da rendere possibile la rapida realizzazione del programma economico suo, e la massima possibile utilizzazione del capitale suo. Se, per es., il Banco di Roma ha accaparrate a poco prezzo delle terre abbastanza buone in Cirenaica, e supponendo che abbia investito un paio di milioni in questa speculazione, è evidente che es·so ha interesse a spingere la occupazione italiana militare almeno fino al punto in cui si trovano queste terre, e ha interesse a farci subito costruire strade, ferrovie, porti in modo che i suoi due milioni diventino al piu presto venti milioni, anche se lo Stato italiano, cioè tutti gl'italiani non azionisti del Banco di Roma dovessero spendere per questo ZOOmilioni. Ma è evidente che il programma economico del Banco di Roma non deve dirigere le operazioni militari italiane. Se vogliamo che l'Italia abbia da questa impresa il minor danno economico possibile, il nostro programma militare e politico deve essere per ora e per qualche anno ancora il seguente: tenerci alla costa; lasciare che le tribu interne si stanchino di verure ad essere massacrate sotto le nostre trincee; essendo padroni di tutti gli sbocchi verso il mare, concedere alle tribu amiche piena libertà <li far uso dei nostri porti per vendere e c0mprare; intercettare il commercio alle altre; e cosI indurle tutte a poco a poco a sottomettersi a noi. E se il Banco di Roma ha fretta, ce ne rincre~ce per lui. Il Governo d'Italia dev'essere il Governo d'Italia e non il Consiglio di amministrazione del Banco di Roma. Quanto all'azione economica vera e propria, la zona costiera già occupata è piu che sufficiente per i primi esperimenti. Se è vero che il paese è cosI meravigliosamente produttivo, come i nazionalisti da dieci mesi vanno novellando, deve presto trovarsi libera in Tripolitania e in Cirenaica, lungo una costa di 1800 chilometri e nel raggio d'influenza della nostra occupazione militare costiera, tanta terra buona da potere far fronte ai bisogni di coloni a migliaia. La penetrazione economica all'interno avverrà a poco a poco, via via che tutte le terre coltivabili costiere saranno occupate ·e che le tribu oggi ribelli accetteranno la nostra sovranità. Ad ogni modo, un punto dovrebbe rimanere ben chiaro e fermo intorno all'azione dello Stato per tutto ciò che è utilizzazione economica del paese: lo Stato italiano, occupato militarmente il paese, mandati via i turchi, assicurato a tutti l'ordine pubblico e la giustizia, messesi sulle spalle le spese in.genti che occorrono alla esecuzione di questo programma politico e militare, non deve fare altro. Le porte sono aperte: lo Stato italiano 150 BibliotecaGino Bianco

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