Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Colonia e Madre Patria garantisce a tutti sicurezza e pace: venga chi vuole ad arricchirsi, se ricchezza c'è; da questo momento in poi lo Stato italiano, per tutto il resto, si lava le mani. "Non deve fare, dunque, né porti, né strade, né ferrovie?" "Nossignore. Queste opere pubbliche devono essere fatte dai privati." Se il paese è realmente ricco, cioè se vi esistono pel capitale possibilità naturali di investimenti piu remunerativi di quelli che offrono i paesi finora sfruttati, è evidente che il capitale si precipiterà da tutte le parti in Tripolitania. Se vi sono terre cos1 feconde da compensare non solo le spese di coltivazione, ma anche quelle di trasporto per ferrovia o per strade rotabili, si costituiranno certamente delle società capitalistiche private, le quali organizzeranno nel loro interesse la colonizzazione, costruiranno per conto proprio le strade, cercheranno di utilizzare nel miglior modo possibile i loro capitali. Lo Stato italiano non deve fare altro che "lasciar fare, lasciar passare." Tutt'al piu potrà intervenire con qualche sussidio a promuovere gli studi preliminari, potrà facilitare la costituzione delle società partecipandovi come azionista. Ma all'infuori di questo non deve fare altro. Se i tripolini, dopo avere ottenuta la conquista militare, invocano ora anche porti e strade e ferrovie per opera ed a spese dello Stato, questo vuole semplicemente dire che essi sentono benissimo che queste opere pubbliche non saranno fatte dal capitale privato, perché non sarebbero economicamente redditizie. Se una ferrovia potesse fruttare bene al capitale impiegato, la farebbe da sé il Banco di Roma e si ribellerebbe ad ogni intérvento dello Stato. Ora le ferrovie, i porti, le strade non redditizie noi dobbiamo ancora farle in Italia. Quando lo Stato costruisce - se costruisce! - col denaro di tutta la nazione una ferrovia passiva in Basilicata, o in Sardegna, o in Sicilia, compie un'impresa non di speculazione capitalistica, ma di interesse morale nazionale. Lo Stato impone alle regioni piu ricche - quando la impone! - una spesa non redditizia per soccorrere le regioni piu povere a costruire una ferrovia, che da sé esse non potrebbero costruire, che per molti anni non coprirà le spese d'impianto e d'esercizio, ma r.he a lungo andare sarà utile alla nazione, perché strapperà all'isolamento barbarico una delle sue parti, intensificherà il progresso economico di questa parte, renderà piu omogenee e meno squilibrate le condizioni materiali e morali di tutte le parti della nazione. Ora di ferrovie, di porti, di strade non redditizie, che dobbiamo costruire per dovere di solidarietà nazionale, ne abbiamo ancora a centinaia ed a migliaia in Italia. Ogni opera pubblica non redditizia, che costruiremo a spese della nazione in Tripolitania, sarà utile forse ai berberi della 151 Biblioteca Gino Bianco

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