Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

"Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 mentis dives, quae civitates habet antiquas duo: Ptolemaida et Cyrenam - e questa è la Cirenaica. - Postquam altera -provincia Libyae nomine -propinquans, et ipsa ab occasu Alexandriae QUAE NON ACCIPIT ACQU AM DE COELO NON PLUENTE EIS PER SINGULOS ANNOS - ed è la Marmarica. Il contrasto fra la Libia (meno la Cirenaica, fertile ma di poca estensione, pauca) e le regioni vicine non potrebbe essere piu stridente. Il solo prodotto agricolo, di cui si abbia notizia sicura che fosse esportato dalla Tripolitania a Roma nel periodo imperiale, è l'olio (Sparziano, Vita di Settimio Severo, c. 18; Lampridio, Vita di Alessandro Severo, c. 22; Aurelio Vittore, Epitome, c. 41). Ma non ci è nota la quantità - precisa del tributo annuo, che la Tripolitania doveva: fra i frammenti d'anfore rinvenuti al Monte Testaccio, uno solo porta il bollo di Leptis, mentre tutti gli altri provengono da altre città africane, e soprattutto dalla Spagna: il che è indizio che l'olio della Tripolitania non era in grande quantità relativamente a quello delle altre provenienze. Ad ogni modo, questo tributo riesciva cosi gravoso al paese, che Costantino dové abolirlo (Salvioli, op. cit.). La sola notizia di autore classico, da cui si potrebbe in buona fede ricavare la ipotesi della esistenza nell'antichità di una città straordinariamente ricca sulla costa tripolina, e per conseguenza di una grande ricchezza del territorio vicino, è data da Tito Livio (XXXIV, 62), il quale racconta del tributo di un talento al giorno pagato a Cartagine. Da chi? Pare, a primo tratto, nel leggere questo passo, che fosse pagato dalla città di Leptis. E poiché Cartagine fu obbligata, dopo la sua disfatta, a pagare a Roma un tributo di 240 talenti all'anno, e Cartagine era una città ricchissima, centro di uno stato florido e potente, ne conseguirebbe che Leptis doveva essere piu ricca della stessa Cartagine, se poteva essere costretta a un tributo di ben 360 talenti all'anno. E poiché di Leptis ce n'erano due nell'antichità - la Leptis Minor della Byzacene, e la Leptis Maior della nostra Tripolitania, - e poiché una parte dei critici ha ritenuto che Tito Livio parli appunto della Leptis Maior, ne consegue che l'antica Lebda, oggi coperta dalle sabbie con tutti i suoi dintorni, sarebbe stato uno dei centri economici piu intensi dell'Africa settentrionale; e non ci sarebbe motivo per non supporre altrettanto anche di Oeg e di Sabrata, che si trovavano in condizioni analoghe e costituivano con Leptis Maior la cosi detta Tripolis o Tripolitania. Ma - a parte ogni contestazione su quale delle due Leptis sia indicata da Livio - sta il fatto che quel passo di Tito Livio si può, anzi si deve, razionalmente e grammaticalmente interpretare in modo da escludere che Livio parli in modo speciale tanto della Leptis Maicr quanto della Leptis Minor. Tito Livio, infatti, scrive: "Emporia vocant eam ragionem: ora est minoris Syrtis, et agri uberis; una civitas eius Leptis: ea singula in dies talenta vectigal Carthaginiensibus dedit." Or con quell' ea, secondo ha sostenuto il Perroud (De Syrticis em142 BibliotecaGino Bianco

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