Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Prefazione Salvemini non si fermava qui: non bastava studiare, ma si doveva anche agire: "Dobbiamo vivere. Vivere significa agire. Agire significa. indirizzare la propria condotta verso risultati che sono desiderati." 5 "L'anima nostra è fatta per lottare; io per me sto meglio :lottando, sia pure inutilmente, che godermi tranquillamente la vita." 6 Giustamente, quindi, ha osservato Man·o Attilio Levi che Salvemini si riallaccia "alla tradizione di una storiografia che sa essere quello che da Tucidide in poi deve essere ogni storiografia: opera di azione politica in sede di· studio e di critica.m Insomma Salvemini non considerava compito della storia quello del semplice diletto o appagamento della nostra curiosità per quello che i nostri predecessori avevano fatto, ma richiedeva ad essa di essere l'indispensabile ausilio per il presente, e cioè ab·ùudine ad esaminare le questioni del presente in tutti i loro motivi, in tutti i loro fattori, in tutte le loro cause, e cioè una diagnosi precisa e particolareggiata, esente dagli errori prodotti dai pregiudizi, dai preconcetti, dalle inclinazioni e dalle vedute personali. E cosz Salvemini si interessò a tutti i problemi del suo tempo portandovi passione, studio ed esame accuratissimi; ed essi occuperanno "il primo piano negli anni venturi, " e non cadranno mai da quella testa piuttosto ostinata. Gli studi storici di allora si indirizzavano quasi esclusivamente al Medioevo. L'attendibilità o meno delle fonti, stabilita da un lungo e pazientissimo lavoro critico, la lontananza degli avvenimenti, che assicurava l'imparzialità, facevano preferire quell'età alla moderna e alla contemporanea, guardata con diffidenza per il ti"more che la passione e l'incertezza delle fonti, non ben vagliate, non consentissero una sicura ricerca della verità. E cost anche i primi studi del Salvemini furono sul Medioevo, ma a differenza di tutti 1 gli altri, vi portò in pieno le idee moderne, quelle che egli aveva appreso dalla sua adesione al movimento socialista e dalle letture di Marx e di Antonio Labriola, e cioè "che la storia," come scrisse in una lettera del 1922, "è lo studio dei rapporti fra le classi sociali, e che le e.lassis·ociali sono in funzione delZa organizzazione economica della società."8 Con queste idee non poteva tardare il richiamo della storia moderna. Vi contribuirono gli scritti di Cattaneo che egli scoprt nella Biblioteca comunale di Lodi nell'inverno 1898-99, e il Libro dei Profeti dell'idea repubblicana in Italia di Arcangelo Ghisleri, uscito nel 1898. ,r. Il libro dei Profeti," scrisfe al Ghisleri stesso il 29 aprile 1899, "mi fece vergognare della mia ignoranza; e quest'anno non faccio che leggere opere del risorgimento italiano. Dopo tanto Medioevo, un po' di evo contemporaneo mi fa un gran bene." 9 Ma bisogna aggiungere che a quel richiamo contribuirono potentemente anche gli avvenimenti del 1898. Nel novembre di quell'anno seri5 G. SALVEMINI, Storia e Scienza, cit., pp. 111-112. 6 Lettere di Gaetano Salvemini ad Arcangelo Ghisleri, 1898-1900, a cura di PIER CARLO MASINI, in Annali, Milano, Feltrinelli, 1960, p. 351. 7 " Epoca," 2 settembre 1957. X 8 Le riviste di Piero Gobetti, Milano, Feltrinelli, 1961, pp. XXVII-XXIX. 9 Lettere ad Arcangelo Ghisleri, cit., p. 357. BibliotecaGino Bianco

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