Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

Erodoto e Plin,io, nazionalùti 1 Archeologia tripolina Che la Tripolitania sia oggi un paese poverissimo per la massima parte della sua superficie, e che le terre coltivate o coltivabili senza eccessive anticipazioni di capitale vi abbiano una estensione assai limitata in rapporto alla massa totale, è ammesso da molti, che pur hanno grandi speranze sull'avvenire economico della nuova colonia italiana. Oggi - essi dicono - il paese è povero. Ma nell'antichità classica era ncco. Dunque può ritornare ad essere ricco. È stato questo il principale cavallo di battaglia della propaganda nazionalista-tripolina. Se la Tripolitania oggi è miserabile, si canta e si ripete in coro, la colpa è degli arabi e dei turchi. Quando ci andremo noi, le meravigliose ricchezze naturali del paese rifioriranno, come fiorirono al bacio di Roma, che il buon tempo feo. L'islamismo - scrive Enrico Corradini ne L'ora di Tripoli - che prima dominò con gli arabi e poi coi turchi, rovinò l'opera iniziata in Africa dai due popoli della antichità, i greci e i nostri padri romani (pp. 100-1). A chi non ha occhi per vedere, sull'altopiano cirenaico appariscono soprattutto la roccia, il selvatico, la solitudine, qualche armento, qualche campicello d'orzo stento. Tale è la patria dei beduini... Ma a chi guarda meglio, la vera natura di quei luoghi appare nel contrasto tra il presente e l'evidenza che ancora resta, di ciò che furono (pp. 198-200). Di questa sorprendente decadenza del paese due sono le cause principali: la conquista araba e la conquista turca. La conquista araba ha disperso la popolazione sedentaria agricola; gli invasori si sc,no dati alla vita del pastore... La regione ha perduto quindi la sua antica floridezza e ricchezza agricola. La conquista turca ha fatto di peggio (p. 100). E l'on. Andrea Torre sentenzia con solenne gravità sul Corriere della Sera del 28 settembre: In Tripolitania e Cirenaica la Turchia ha distrutto, non prodotto; ha contribuito ad immiserire terre e popolazioni; a ridurre contrade citate dagli antichi come fertilissime, alla povertà piu desolata. Se non che, è proprio vero che nell'antichità classica il paese fosse ricco? Quest'affermazione è proprio il resultato sintetico di uno studio siste1 Pubblicato in "L'Unità," a. I, n° 4, 6 gennaio 1912, pp. 15-16, e ripubblicato nel volume Come siamo andati in Libia, pp. 107-115, col titolo Erodoto e la Cirenaica, e Il granaio del mondo, pp. 133-145 e riportato, salvo il paragrafo La geografia dell'on. Torre, in "L'Unità" e "La Voce " politica, cit. 130 BibliotecaGino Bianco

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