Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

'· Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 che cosa consista questa famosa penetrazione economica del Banco di Roma in Tripolitania. Tutti ne parlano ma nessuno offre mai dati concreti. Poi occorrerebbe sapere in che cosa precisamente consistano i danni arrecati al Banco di Roma dal malvolere t!rco. Poi occorrerebbe sapere se questo malvolere non è stato proprio provocato e giustificato dalla forsennata campagna tripolina del Corriere d'Italia, organo del Banco di Roma, e dei giornali nazionalisti. In tutti i casi, quando la entità degli interessi messi in gioco e l'evidente malvolere della Turchia lo richiedesse, si potrebbe, per es., occupare qualche isola dell'Egeo, o qualche altro punto dell'impero ottomano piu opportuno, e tenerlo in pegno, finché non ci fosse data per le tracasseries tripoline la soddisfazione necessaria, senza che ci fosse bisogno d'impegnarci in una vera e propria conquista militare. Anche ammessa la ipotesi, che l'Ambrosini ritiene piu vera, che cioè, il Banco di Roma sia andato a Tripoli d'intesa col Governo italiano, questo non vuol dire che debbano essere gli amministratori del Banco di Roma e il Corriere d'Italia ad indicare il come e il quando di una conquista militare al Governo italiano. Il quale può avere sottomano oggi elementi di giudizio, che lo consiglino nell'interesse della nazione a modificare la politica che credeva buona in quel momento, in cui autorizzava il Banco di Roma ad andare a Tripoli. In questo caso al Banco di Roma competerebbe il diritto di una indennità finanziaria per le sue perdite, non quello di usurpare a sé con minacce la direzione della politica estera italiana. E vengo all'ultima parte della lettera dell'Ambrosini, ché a discutere il resto saremo sempre a tempo. Egli vuole che io gli dica, non appoggiando Giolitti, quale altro parlamentare io voglia appoggiare: "poiché occorre decidersi a stare con qualcuno. " Ebbene io nego che occorra decidersi a stare con qualcuno, allorché non si è spinti dalla fregola di arrivare e si lavora solo per un determinato gruppo di idee e per quello che si crede essere l'interesse del paese. Io, caro Ambrosini, sto con le idee che mi sembrano buone: ecco tutto. Se c'è un uomo che creda anche lui alla bontà di queste idee, io sto con quell'uomo e con quelle idee. Se di uomini siffatti non ce n'è nessuno, io sto solo con quelle idee: meglio solo che male accompagnato: rinunzierò ad ogni azione pratica immediata, lavorerò alteri saeculo. L'on. Giolitti è stato per me fino a sei mesi or sono "Il ministro della mala vita." A quanto ho scritto sulla sua opera elettorale nel Mezzogiorno d'Italia non ho nulla da togliere, nulla da mutare. Dopo che l'on. Giolitti si è dichiarato favorevole al suffragio universale, io ho sentito di essere meno antigiolittiano di prima: è evidente. Ma il suffragio universale non basta a decidermi a stare con l'on. Giolitti: per un motivo di opposizione, che sembra voglia cadere, ce ne sono ancora dieci che restano in piedi. Se l'on. Giolitti si rifiuta di andare a Tripoli, questo sarà un nuovo grande colpo dato al mio antigiolittismo: sarà tanto piu grande quanto piu mi sarà 116 BiblioteéaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==