Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

"Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 opportunità e cerca di assicurare i vantaggi schivando i danni, e non quella di una folla di esaltati pronti a volger le spalle al pericolo nell'ora dell'impreveduto, il merito di questo fatto spetta anche alla Voce: e perciò della campagna fatta noi dobbiamo rallegrarci come di poche altre cose fatte su questo foglio. Per quanto riguarda il lato politico della questione, esaminato nel numero scorso, poco abbiamo da aggiungere per dimostrare la validità di quanto si disse in proposito. I nazionalisti parlano di un colpo di mano, inteso ad impedire che la Tripolitania ci venga piu in là conteggiata come un compenso. Ma se l'Austria e la Germania avessero intenzione di imporci piu là un simile mercato, ci impedirebbero ora di compiere il vagheggiato colpo di mano, per non lasciarsi sfuggire la materia del contrat- - to: non mancherebbe loro (i conquistatori di Tripoli col permesso della Germania ne converranno) la potenza diplomatica o militare per ottenere un simile risultato. Quanto ai vari baroni Chlumecky, essi non aspettano le "ammissioni italiane" per sapere ciò che piu conviene al loro paese. Non si tratta di ammettere o non ammettere: tutte queste cose valgono nella realtà assai poco, giacché i vari stati non sono coordinati da un ordine giuridico, ma da un ordine storico e politico. In quest'ordine non è l'ammissione di principi o la creazione di formule quello che conta: è bens1 la creazione di stati di fatto. I nostri nazionalisti, che vogliono fare i machiavellici, non hanno ancora capito questo elementare postulato della storia. Bisogna badar bene agli stati di fatto che contribuiamo a creare: poiché da questi stati di fatto nascono conseguenze pure di fatto che altri possono sfruttare a suo tempo; né il nostro avversario nel campo dell'azione è tenuto a comunicarci, in anticipo, le sue previsioni sul modo col quale la realtà risponderà ai nostri propositi e alle nostre speranze. Queste sono occupazioni da teorici o da profeti: e l'uomo d'azione ~a altro da fare! Di piu, i consulenti d'affari, si cercano fra i propri amici e non fra i propri avversari: è ingenuo, è puerile, aspettarsi che la parte avversa ci avverta dell'errore che stiamo commettendo, e ci prevenga che a suo tempo cercherà di trarne profitto. Per cui, se anche oggi l'Austria tace, consente, non mette i bastoni fra le ruote, questo per noi non può contare come un motivo d'azione: noi dobbiamo fare da noi i nostri conti, e lasciare agli altri di regolare la propria condotta esteriore come meglio credono. I nostri alleati in fatto di machiavellismo stanno forse un po' piu avanti di quegli astuti politici dell'Idea Nazionale. Essi se ne infischiano di obbligarci a concedere per contratto, ciò che noi cederemo anche senza, poiché ci condurranno in una di quelle posizioni in cui non si può far altro che cedere, cedere e cedere: le posizioni favorite della politica estera italiana. 100 j .. • .. ' . .. Biblioteèa Gino Bianco

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