Gaetano Salvemini - Come siamo andati in Libia

"Come siamo andati in Libia" e altri scritti dal 1900 al 1915 noi abbiamo interesse a fare altrettanto, lietissimi che il nostro interesse coincida con le norme della equità e del diritto internazionale; e, viceversa, la Germania e l'Austria, nonostante le grandi dichiarazioni di simpatia per la Giovane Turchia, masticano amaro. Non ci sarà nulla di strano, per esempio, se un bel giorno il Parlamento turco dichiarerà di volere togliere alla Banca tedesca .di Costantinopoli la concessione della ferrovia di Bagdad (che minaccia terribilmente la Russia e l'Inghilterra ed ha un peso enorme nell'attuale scacchiera diplomatica) e delibererà di costruire la ferrovia a spese dello Stato turco, mediante un prestito offerto gentilmente dall'Inghilterra e dalla Francia. E, quando il Governo turco si dichiarasse disposto ad indennizzare la Banca tedesca delle spese fatte, _ nella misura stabilita, per esempio, da un arbitrato, nessuno avrebbe nulla da dire su una cosa cosI giusta e cosI chiara; la Germania ne sarebbe danneggiata, ma tanto peggio per lei: quando i nodi vengono al pettine, occorre bene che qualche cosa vada spezzato. Ora, in tutte le vertenze, che si minacciano, quale posizione assumeranno i socia1isti ddl' Austria? Interverranno volta per volta a tempo nelle dispute, esigendo che il loro Governo agisca secondo equità e secondo la logica socialista, anche se dall'abbandono di yecchi illegittimi privilegi dovesse essere danneggiato? Oppure proclameranno che queste sono questioni borghesi, e fasceranno che il loro Governo faccia senza tanti scrupoli i suoi affari: e, solo quando il Gove~no si troverà alle strette con quelli di altri paesi, si faranno avanti a gridare ai socialisti di questi paesi: "È giunta l'ora dell'Internazionale"? A queste domande precise io amerei assai che l'amico Vivante, con la sua intelligenza lucida e onesta ed equilibrata, desse risposte precise. Ma se riescissimo a metterci d'accordo noi due, saremmo già... in due: e il primo nucleo di una buona intesa italo-austriaca si sarebbe trovato. Eppoi egli potrebbe indurre a rispondere tutti i socialisti triestini. E questi potrebbero indurre a rispondere il dott. Adler e tutti i socialisti dell'Austria. E il problema, che interessa non le sole Austria e Italia, ma tutti gli stati d'Europa· - perché tutti sono impegnati in Oriente - meriterebbe di essere discusso, nella forma brutale e concreta da me proposta, in un congresso socialista internazionale. Nel quale sebbene io non abbia nessuna veste ufficiale per assumere impegni - io non sono che un x qualunque, anzi un tre x - credo che non sia da mettere in dubbio il senso della risposta dei socialisti italiani. La quale risposta - badiamo bene - non avrebbe solo la fortuna di veder coincidere l'interesse nostro con l'esigenze logiche dell'ideale nostro e degli altri; avrebbe anche il merito - e possiamo dirlo a fronte alta - di essere sussidiata da tutta la nostra opera passata. Noi non abbiamo mai· mancato di protestare contro le iniziative coloniali delle nostre classi dirigenti. "Né un uomo, né un soldo " : disse Andrea Costa quando la Camera italiana iniziò l'avventura eritrea. Nei giorni di Adua noi compimmo un vero e proprio moto insurrezionale contro la continuazione dell'impresa. In 86 ' BibliotecaGino Bianco

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