Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

L'avvenire del partito cattolico Io nel IV capitolo del mio lavoro dico che i cattolici italiani di fron– te alle due questioni: 1) Che cosa faranno di Roma? 2) Quale costitu– zione intendono dare alla prossima futura Italia cle_ricale?, non sanno dare nessuna risposta determinata. Il Chiusano alla prima domanda fa le viste di rispondermi, dicendo che la questione romana non è "politica," ma uni– camente "religiosa;" e chi non vede questa verità è cieco, e zitto là. Io non faccio questione di parole; e anche per non apparire cieco, riconosco, se cosi'. piace al Chiusano, che la questione non è politica, ma religiosa. Bene. Ma come la risolverete la questione religiosa? Che cosa intendete fare di Roma? E dato che a questa domanda rispondiate: vogliamo restituirla al papa; in che modo intendete risolvere tutte le altre questioni - dicia– mole pure religiose -, di indole interna e internazionale, che si riconnet– tono con la questione principale? Se la Cultura sociale mi fa il favore di rispondere a queste domande semplicissime, senza discussioni teoriche e senza ciarle indeterminate, io gliene sarò gratissimo. Date lumen coecis! Alla seconda questione sulla forma costituzionale della futura Italia clericale, il Chiusano risponde rimproverandomi di aver trascurato il fatto che tutti i cattolici italiani e stranieri sono d'accordo nel volere la forma co– stituzionale col "suffragio organizzato," da non confondersi col "voto pluri– mo," come io ho fatto. Riconosco che questo rimprovero in parte è giusto: il suffragio organizzato è spessissimo invocato dai cattolici come toccasana della presente corruzione parlamentare, e io avrei dovuto occuparmene, quantunque mi sembri di poter essere scusato dal fatto che in un saggio per rivista è impossibile trattare di tutte le particolarità di un argomento, ma bisogna contentarsi di toccare le piu importanti. Però alla mia man– canza riparerò con un altro lavoretto sul suffragio organizzato, 14 se i lettori della Critica non si sono troppo annoiati di questi miei articoli. Per ora mi contento di notare: in primo luogo, che io ho parificato il "voto plurimo" al "suffragio organizzato," non perché li credessi la stes– sa cosa, ma perché hanno gli stessi effetti pratici, come cercherò di dimo– strare a suo tempo. In secondo luogo, nego che il "suffragio organizzato" sia desiderato da tutti i cattolici; ma il Chiusano stesso nell'altro suo ar– ticolo sopra citato riconosce che esso ha contro di sé le "persone piu ve– nerate e piu care"; e i cattolici belgi, quando di fronte alla minaccia del– la rivoluzione estesero per paura il diritto elettorale, 15 non pensarono al suf– fragio organizzato, ma al voto plurimo. 16 14 Che non fu mai pubblicato. [N.d.C.] ts In Belgio la maggioranza cattolica aveva respinto alla Camera, nell'aprile 1893, la ri– chiesta del suffragio universale, avanzata dai socialisti; ma nel settembre successivo e nel giugno 1894, sotto la minaccia di una rivolta popolare, aveva dovuto accoglierla, limitandone tuttavia gli effetti col "voto plurimo" concesso ad alcune categorie di elettori. Oltre al voto concesso a tutti i cittadini dai 25 anni in su, un voto supplementare spettava a chi ne avesse 35 e fosse padre di famiglia o pagasse una data quota di imposta, o avesse 25 anni e possedesse un dato pa– trimonio; due voti supplementari a chi, oltre all'età di 25 anni, avesse determinati requisiti di capacità. [N.d.C.] l6 A proposito del voto plurimo belga, sarà bene notare che nello stesso n. 3 della "Cul– tura sociale" il sig. Giuseppe Micheli ne canta le meraviglie, dicendo fra l'altro che il popolo belga ha fiducia "in quel governo cattolico che gli ha dato il diritto del suffragio.,, E dire che il governo cattolico questo diritto Io dette per paura! Par di leggere la storia dello statuto 44 BibliotecaGinoBianco

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