Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Il programma sociale dei cattolici come esiste per ciò che riguarda la produzione, cosi è giusto che sia man– tenuto anche rispetto alla distribuzione della ricchezza. 1120 Si replicò, e controreplicò, e infine si credette di salvare capra e ca– voli: il Toniolo voleva nel suo ordine del giorno che il capitale "si su– bordinasse" al lavoro; ma poi "piu per modificazione di espressione che di concetto," - o allora? - si contentò di desiderare che il capitale "si coordinasse" al lavoro. E cos1 tutti si trovarono d'accordo ... nel votare l'or– dine del giorno. La questione tributaria presentò lo stesso spettacolo. Il congresso ri– conobbe la necessità di "un regime tributario altrettanto equo nella distri– buzione degli oneri, quanto sistematicamente temperato nella sua entità complessiva" (e le spese militari?); proclamò la necessità del decentramen– to finanziario; affermò la necessità di tener conto della localizzazione del reddito nel determinare la quota imponibile; raccomandò in tesi generale la semplificazione delle imposte, l'esenzione delle quote minime, la "preferen– za" per le imposte dirette, la riduzione "almeno" del dazio consumo - tutte belle parole, che non dicono nulla di preciso -; ma, quando si ar– rivò all'imposta progressiva, cominciarono le liti. Il conte Soderini, il Gu– smini, il marchese Malvezzi-Campeggi, il Murri la combatterono, perché è caldeggiata anche dai socialisti (orrore!); perché votare l'imposta progres– siva significa invitare il governo a imporre nuove tasse in un paese già esau– sto (ma i ricchi non sono mica esausti ancora come i _poveri!); perché il nuovo onere andrebbe quasi esclusivamente a carico della proprietà fondiaria (ahi, ahi!), già tanto gravata (poverina, coi dazi sul grano e colla diminuzione dell'imposta fondiaria); inoltre, dove l'imposta progressiva è stata introdotta, si è avuta una notevole diminuzione dei consumi di lus– so con danno non lieve di molti artigiani (già, bisogna pensare anche a . ') questi .. Le ragioni degli avversari dell'imposta progressiva stavano per vince– re; ma l'assemblea non aveva il coraggio di respingerla, e stava per votare la sospensiva (qui non c'era mica da cavarsela con qualche parola astratta, ma bisognava dire sf o no, e quindi era meglio sospendere), quando il To– niolo, quest' enf ant terrible del cattolicismo italiano, con un discorso trasci– nò l'assemblea a votare per il principio dell'imposta progressiva. Ma quale imposta! "con un limite massimo" e "con tenui gradazioni." Cos1 i de– mocratici vinsero in parte ... nell'ordine del giorno. Pochi mesi dopo, i no– bili uomini cattolici, che siedono nel Consiglio comunale di Milano, vota– rono d'accordo coi liberali conservatori il principio delle imposte indirette e seppellirono l'imposta progressiva. Che cosa avrà detto il Toniolo nel leg– gere sui giornali questa notizia? Questo dissidio fra le due frazioni del partito cattolico, finché si trat– terà di discutere su riforme di là da venire fra una corona di rugiadosi mon– signori benedicenti e fra una proluvie di complimenti melati e di illu- 20 Ibid., p. 234. [N.d.C.] 29 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=