Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Il programma sociale dei cattolici zione) impiegato nel periodo di giovinezza e di apprendimento; 2) della conservazione e del mantenimento della vita e delle forze di lavoro duran– te il periodo di lavoro; 3) della conservazione della vita nella vecchiaia; 4) delle spese necessarie... alla sepoltura.. Ma allora non resta piu nulla ai poveri padroni, esclamano disperati gli altri cattolici: Messa la cosa su questo piede - dice il signor Ciro dei marchesi de Luca, - si finisce, senza la scorta di giusti criteri [ma i criteri del Garnier e dell'Engel sono giustissimi!], per cadere nella esagerazione, trascorrendo facilmente nella teoria socia– listica, che pretende di attribuire la totalità del reddito della produzione al solo lavo– ratore, dimenticando addirittura gli altri fattori della produzione, i quali, ciascuno nei propri limiti, reclamano giustamente la rispettiva retribuzione. 8 Non prendiamo dunque, come criterio, i ~isogni dell'operaio, dicono allora il Théry 9 e il marchese De Luca; seguiamo la teoria di san Tommaso e stabiliamo, che il salario debba essere eguale al lavoro prodotto. Ma come si fa a misurare in mercede il valore del lavoro? e chi farà la misura, il pa– drone o l'operaio? anche i socialisti sostengono che l'operaio deve farsi pa– gare tutto il suo lavoro; ma se cosf fosse, aì padroni, che non lavorano, non resterebbe niente. Eppoi, se un uomo, pur lavorando per quanto lo comportano le sue forze, non riesce a produr tanto da soddisfare colla mer– cede i suoi bisogni, dovrà dunque soffrire la fame e il freddo? dovrà cre– pare? Ed ecco che, mentre gli uni sono spinti verso la teoria socialista dei bisogni, gli altri cadono nella teoria liberale della merce-lavoro; e i cattoli– ci, che volevano introdurre nel mondo la giustizia, quando si tratta di de– terminare che cosa è la giustizia si dividono subito in democratici e in con– servatori; la lotta di classe scoppia nel loro seno. La cosa è naturale: le parole giustizia, diritto, equità, libertà non hanno per sé nessun valore; ac– quistano valore appena sono pronunziate da qualcuno, e il loro valore è diverso se questo qualcuno è un operaio o un appaltatore, un contadino o un marchese. Sulla questione del salario è impossibile che il signor Ciro dei marchesi De Luca la pensi come il povero curato, figlio di operai, cresciuto nella fame e negli stenti, che odia il liberalismo perché in semi– nario ha studiato che esso è la causa di tutti i mali e quindi anche della sua fame, che ha visto lavorare i suoi genitori da mane a sera, senza che il lavoro riuscisse ad essi fecondo di qualche utilità. Questi due uomini, quindi, che sono d'accordo nel negare il liberalismo e per questo per ora militano nello stesso partito, non possono accordarsi nelle questioni positi– ve. E il loro dissenso è inconciliabile. "Forse - dice monsignor Talamo, dopo aver spiegata la questione del salario - siffatta questione sul salario famigliare o s'attutirà o sarà destinata a passare in seconda linea dinanzi ad 8 C. DE LucA, La retribuzione del lavoro, cit., p. 11. [N.d.C.] 9 Edmond Théry (1855-1925), economista cattolico francese, citato in S. TALAMO, La que– stione sociale e i cattolici, cit., pp. 205-207. [N.d.C.] 25 BibliotecaGino Bianco

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