Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Il programma sociale dei cattolici potrà, sol perché è proprietario, vivere senza lavorare. I cattolici invece, dopo aver proclamato e detto che urge, si affrettano ad aggiungere: "Del resto questa legge del lavoro è una legge morale, a far rispettare la quale le leggi civili non hanno forza, per la cui sanzione quindi è necessario si conosca e si segua la morale evangelica. 112 O allora? e se qualcuno non la vuole intendere la morale evangelica, e se le leggi civili non possono ob– bligarlo a intendere, dove ne va quella legge che urgeva tanto proclama– re? È questo il difetto, che ritroveremo poi in tutti gli altri punti del pro– gramma cattolico: spinti dalle teorie evangeliche e dalla loro coscienza di uomini amanti del bene ad. ammettere come necessari dei prindpi astratti di giustizia, quando si tratta di determinare i mezzi per arrivare all'attuazio– ne di quei prindpi, siccome quest'attuazione verrebbe a danneggiare ora gli uni, ora gli altri, di quelli che militano nel partito, i cattolici o tacciono, o non si trovano piu d'accordo fra di loro. Noi vogliamo giustizia in tutti i rapporti sociali. Bravi! Prendiamo un rapporto sociale determinato, per esempio quello fra intraprenditore e ope– raio mentre fissano il salario del lavoro. Quando si avrà la giustizia in que– sto rapporto? Ed ecco che, di fronte al problema preciso, determinato, dal quale non si può sfuggire con quattro parole astratte, scoppia il dissidio. La giustizia del salario dev'essere necessariamente intesa -in modo diverso dall'intraprenditore e dall'operaio; il primo sarà sempre portato a ritener piu giusto il salario piu basso, il secondo a ritener piu giusto il piu alto. L'eco– nomia liberale, astraendo dal giusto o dall'ingiusto, dichiara che il salario del lavoro dipende dalla libera volontà dei contraenti e dalla legge dell'of– ferta e domanda. Ora, siccome nella presente società l'operaio non è libe– ro di non lavorare e, per non morir di fame, deve vendere la sua merce-lavoro a qualunque prezzo, l'economia liberale viene ad affermare la omnipotenza dell'appaltatore e la schiavitu dell'operaio. L'economia socialista riconosce anch'essa il fatto evidente, che nella nostra società il lavoro è una merce, il cui valore dipende dall'offerta e dalla domanda; ma dice all'operaio: finché resterai solo, il tuo lavoro non avrà valore; riunisciti coi tuoi com– pagni di mestiere e, come l'intraprenditore nel gioco della domanda e del- 1'offerta cerca importi colla forza del capitale il salario, che meglio corri– sponde al suo interesse, tu, colla forza dell'organizzazione, cerca d'impor– gli il salario, di cui hai necessità per soddisfare i tuoi bisogni. I cattolici, evidentemente, non possono seguire né l'una scuola né l'altra: la teoria liberale è nemica degli operai, la teoria socialista è nemica dei pa– droni; i cattolici vogliono la pace, non la lotta. Dunque? dunque biso– gna considerare il lavoro non come merce, ma come un fatto morale; nel fissare il salario bisogna tener conto della personalità morale del lavoratore. Bravi! ma come si fa a tenerne conto? Ed ecco che parla il papa in persona nella celebre e decantata enciclica De conditione opificum 13 La mercede 2 Ibid., p. 25. 3 Piu nota come Rerum novarum (15 maggio 1891). [N.d.C.] 23 B b 1oteca Gino Bianco

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