Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

L'avvenire del partito cattolico confessare che i cnst1ani avevano invaso tutto, i palazzi, il foro e perfino la reggia L.J. Cosf, o signori, mi pare dovrebbesi fare anco ai di nostri; allora i cristiani avevano di fronte il paganesimo; ora noi abbiamo a combattere la rivoluzione. 'Ebbene, facciamo solenne proposito di non voler impacciarci mai di cosa qualsiasi che abbia attinenza colla rivoluzione. Ma, oppongono, quella Società, quel Consiglio, quell'Opera mi– nacciano di cadere: se un cattolico vi prendesse parte, potrebbe sostenerla: corriamo a puntellarla. Ahi no, o signori; se una baracca della rivoluzione tentenna, lasciatela cadere (applausi). Correremo dopo a raccogliere le ruine, e con quelle formeremo il fon– damento di una nuova Opera cattolica puramente e semplicemente, che sostituiremo alla rivoluzionaria, che è caduta.2 Questo dicevano nel 1874 i cattolici; questo dicono anche oggi; solo lo dicono piu chiaro e piu forte. Ecco che cosa scriveva la Civiltà catto– lica due mesi dopo Abba Garima: 3 L'Italia di fatto è piu che mai divisa in tre parti: nella legale, che va sotto nome di sabaudista, e comprende il liberalismo d'ogni grado e colore, fino al democratico; nella socialistica, che accoglie i radicali [I], i repubblicani [! 1 IJ, i socialisti delle va– rie [?] scuole, e dà la mano agli anarchici; nella cattolica, che si tien ferma alle storiche tradizioni ed alla fede della patria e sta in tutto col Papa, del quale propugna la indipendenza, come bene necessario, non meno alla religione che alla pace nazionale. [Ameni direbbe un liberale conservatore]. Da sé sola, la legale si sente mancare pian piano il terreno sotto dei piedi, né ha forza di vincere la socialistica [...]. Quindi, per sua salvezza, implora il concorso della cattolica, che sinora ha spregiata per avversa, ed a cui ha fatto guerra, non si potrebbe dire se piu fiera od ipocrita [noi diremmo: se piu fiacca o balorda]; e le offre una tregua per tener fronte viribus unitis alla socialistica, di amendue acre nemica. È da ringraziare il cielo, che la parte liberalesca abbia finalmente riconosciuto come la schernita massa ex-lege dei cattolici possegga piu di essa virtu da salvare la patria. Tuttavia i cattolici considerano che altro è concorrere a salvare l'ordine sociale nell'Italia, ed altro concorrere a salvarvi l'ordine politico. Nel primo è un fondamento necessario; nel secondo una mutabile contingenza. Nel primo sussiste l'Italia reale; nel secondo si asside la legale. Or qual dovere può stringere i cattolici a farsi conservatori dell'Italia legale? L'unico, indiretto e negativo, di non usare mezzi illeciti per la sua distruzione. Se non che, da questa a parteggiare per la forma politica, corre divario grande; né si potranno mai obbligare i cattolici a confondere le due cose, pretendendo che si facciano partigiani di una determinata forma politica, per amore dell'ordine sociale. Dichiarato cosi questo punto, l'invito ai cattolici di entrare nell'edificio del sabau– dismo, per aiutare i liberali a tenerlo in piedi, da un lato è ozioso, ed è ridicolo dall'altro. Si dice: Voi cattolici, col vostro rimanervene in disparte, fra tanto prec1p1tare di uomini e di cose, spianate la via al trionfo del socialismo; e per questo riguardo v1 diportate da nemici piu della patria che delle istituzioni legali. Rispondiamo che, per metter paura ai cattolici e al volgo, non si hanno da esagerare le cose. Il socialismo cresce e si dilata sf, nell'Italia, ma non è ancor prossimo al suo trionfo. Il pericolo piu imminente non è, fra noi, quello di una rivoluzione o di una evoluzione sociale, è quello di una rivoluzione o di un'evoluzione politica, i cui segni precursori si sono succeduti con grande rapidità, massimamente dopo che la pazza impresa d'Africa, escogitata per allontanare l'avvenimento, ha sortito l'esito fu– nesto e vergognoso che si lamenta. E se i nostri liberali sabaudisti vogliono essere 2 Atti del primo congresso cattolico italiano tenutosi in Venezia dal 12 al 16 giugno 1874, Bologna, tip. Felsinea, 1874, pp. 75 sgg.; discorso di [don] Enrico Massara. 3 Altura nei dintorni di Adua, dove il 1° marzo 1896 vennero definitivamente sconfitte le truppe italiane impegnate nella prima guerra italo-etiopica. [N.d.C.] 8 BibliotecaGino Bianco

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