Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

I protestanti in Italia governo di non impiegare preti apostati in uffici governativi che li mettano a contatto col pubblico; non lo obbliga a vietare ai preti apostati di fare per conto proprio propaganda delle proprie idee fuori degli uffici pubblici. Ad ogni buon conto, la esecuzione del concordato è compito del governo centrale e non del sindaco di Padova. Che forse il ministro dell'Interno abbia richiamato il sindaco di Padova a boicottare il predicatore protestante, in esecuzione di un obbligo imposto dal concordato? Se questo fosse il caso, della discussione dovrebbe essere investito il Parlamento di Roma, e non il Consiglio comunale di Padova. Finalmente il sindaco affermò sul suo onore che il vescovo non era entrato nel divieto di cui si discuteva nel Consiglio. Dimenticò di spiegare che il vescovo si era compiaciuto per il divieto dell'anno precedente, ed aveva allora augurato bene per l'avvenire; e perciò non aveva alcun bisogno di entrare una seconda volta in ballo: a buon intenditor poche parole. Tutto questo interessa senza dubbio i cittadini di Padova. Spetta a loro decidere se il loro sindaco deve fare o no uso dei suoi poteri discrezionali per abolire la libertà altrui. Spetta a chi non approva le teorie e le pratiche di quel sindaco a tener viva la questione nella cittadinanza e proporla nelle prossime elezioni comunali, e riproporla ad ogni elezione comunale fino a quando la maggioranza degli elettori padovani adotti una dottrina della li– bertà che non sia la negazione della libertà. Quel che in questo caso si può tutt'al piu osservare è che i socialisti democratici si sono resi latitanti dalla discussione avvenuta nel Con~iglio comunale di Padova. Anzi, sono rimasti nella giunta come torri ferme che non crollan giammai la cima per soffiar dei venti. Continuino pure per quella strada, e presto non troveranno in Italia un solo cane che voti per loro. Quando un socialista democratico non si distingue piu da un democra– tico-cristiano se non per il fatto che questo va a messa e lui no, è chiaro che chi va a messa è piu degno di rispetto che chi non ci va. Ma, quando si tratta del vescovo padovano, è un altro. paio di maniche. Un vescovo ha in Italia una situazione giuridica ben de.finita, entro i cui limiti deve render conto delle sue azioni al governo italiano. È il vescovo di Padova, come ogni altro vescovo, tenuto a rispettare la costituzione della repubblica italiana? Esiste o non per il vescovo di Padova in quella costituzione un articolo 3, il quale dice "che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge senza distinzioni di religione"? Esiste per quel vescovo un articolo 8 secondo il quale "tutte le confessioni religiose sono ugual– mente libere davanti alla legge"? Esiste per quel vescovo un articolo 18, in forza del quale "i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazioni, per fini che non sono vietati ai singoli dalle leggi"? Esiste per quel vescovo un articolo 19, il quale dice che "tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume''? Esiste per quel vescovo un articolo 21, secondo il quale "tutti hanno il diritto di 45b Biblioteca Gino Bianco

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