Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

I protestanti in Italia bia), ma concordano anche con la ragione, "che prova repugnanza a pensare lecita la pubblica propaganda di errori": "bisogna educare il popolo a servirsi della libertà solo per il bene." E, naturalmente, errore e bene è ciò che l'autori_tà ecclesiastica definisce come errore e bene. "Ci si può domandare: ... e gli articoli 8 e 19 della Costituzione? Ammesso e non concesso che si debbano intendere nel senso voluto dal predetto ordine del giorno, rispon– diamo che bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini." L'opera del sindaco fu discussa nel Consiglio comunale del 19 giugno, e la discussione è riferita sulla Gazzetta del Veneto del 20 giugno e su L 1 avvenire d 1 ltalia del 21 .giugno. Un consigliere comunale iscritto al partito socialista italiano domandò "perché le sale comunali non vengono concesse a tutti indiscriminatamente"; e spiegò che intendeva alludere al fatto che il sindaco aveva rifiutato la sala della Gran Guardia e il teatro Verdi a persona che intendeva parlare per conto della protestante Chiesa di Cristo. Il sindaco rispose che le sale comunali sono date in uso a "chi rappre– senta un'idea, o per lo meno abbia, un seguito"; nella fattispecie il prof. Sal– voni è "una sola persona, e non appartiene ad una vera .e propria comunità." L'interrogante esortò il sindaco ad "essere maggiormente sincero": cioè a spiegare che egli non intendeva concedere le sale comunali "a chi non rappresenta un'idea della maggioranza," negando cosf la libertà di pen– siero. Il sindaco allora ribatté "che nessuno pensa di negare la libertà"; egli aveva fatto uso dei suoi poteri discrezionali. Cioè a dire, non aveva negato la libertà, ma l'aveva soppressa, usando dei suoi poteri discrezionali. Impos– sibile far capire a certi fanatici che la libertà è la libertà di chi la pensa di– versamente da chi comanda, e che, se è limitata dal potere discrezionale di costui, non è piu libertà. Procedendo nel difendere la propria opera, il sindaco ricordò che il predicatore protestante era "un prete apostata, il quale altre volte aveva offeso la coscienza di molti cittadini." Il sindaco democristiano di Padova non riuscirà mai a capire che la libertà consiste appunto nel poter offendere la coscienza di chi non la pensa come noi, salvo nell'offeso il diritto di of– fendere la coscienza nostra: finché non veniamo alle mani, tutti abbiamo il diritto di offendere la coscienza altrui: chi è estraneo alla disputa, giu– dicherà. La difesa della propria coscienza la deve fare da sé ciascuno di noi, e non affidarla al sindaco del proprio comune; e se qualche vescovo pre– tende quella difesa dal sindaco, questo deve dichiarare che la faccenda è estranea alla sua competenza. Il sindaco aggiunse che la "Chiesa di Cristo" in Padova non esiste: è "un'espressione verbale." Può darsi, ma la libertà è il diritto di esprimersi riconosciuto anche alle espressioni verbali. Finalmente il sindaco ricordò che esiste nella Costituzione della re– pubblica un concordato il quale "nega ogni possibilità di insegnamento a chi ha disertato la Chiesa." La verità è che il concordato fa obbligo al 455 Biblioteca Gino Bianco

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