Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

I protestanti in Italia chiesti. E vogliamo sperare,_ e preghiamo perciò il Signore, che, superando il timore di essere giudicati intolleranti, i responsabili dell'ordine pubblico impediscano il pub– blico propinare di errori. Per capire queste parole, bisogna ricordare che nel novembre del 1951, il prof. Fausto Salvoni (ex prete diventato protestante) ottenne dal sindaco di Padova la sala della Gran Guardia per un ciclo di otto conferenze sul tema generale Ùl Bibbia, ma se la vide revocare per il diretto intervento della curia, "che non può tollerare che in una città di antiche tradizioni cat– toliche si tengano pubbliche conferenze protestanti." Per la protesta dell'as– sessore competente (un socialista democratico), il quale minacciò di dimet– tersi, se il sindaco subiva l'imposizione del vescovo, la sala fu nuovamente accordata. La curia si affrettò allora a diramare un comunicato ( Gazzettino del 16 novembre 1951), col quale non solo fece divieto ai cattolici di assistere alle conferenze, ma confidò che "manifestazioni ostili alla fede cattolica non avessero piu a ripetersi." Monito al sindaco democristiano, che aveva capitolato dinanzi al pericolo di una crisi comunale. È chiaro che lo scandalo del novembre 1951 non si è ripetuto nel giugno 1952: cioè il sindaco questa volta ha capitolato. Perciò il vescovo di Padova non aveva ora nessun bisogno di sentirsi addolorato, dato che le autorità competenti avevano resistito al "lupo rapace con un vero senso democratico." La democrazia del vescovo di Padova è la democrazia ve– scovile padovana, e nessun'altra democrazia. Per altro il vescovo è preoccupato per l'avvenire. In un paese, in cui il governo non sia confessionale, ognuno ha il diritto di essere preoccupato finché gli pare e piace, ma non ha il diritto di sovrapporre, con l'aiuto della polizia, le preoccupazioni proprie ai diritti dei suoi vicini. Nessuno di noi è, in sede politica, competente a calmare le sue preoccupazioni sui problemi di religione, di filosofia, di arte, di scienza, di amore, di moda, di cucina, ecc. In conseguenza, nessuno di noi può pretendere che i respon– sabili dell'ordine pubblico intervengano a toglierci le preoccupazioni in mate– rie di quel genere. In conseguenza, il vescovo di Padova esce dal seminato, allorché raccomanda "ai responsabili dell'ordine pubblico" di continuare sulla buona strada. Minaccia forse di mandare a gambe all'aria l'ordine pub– blico, se i responsabili del medesimo, cioè le autorità di pubblica sicurezza, non continuano sulla buona strada? Proclamerà uno sciopero generale? Farà dare l'assalto dai fedeli al municipio di Padova? La storia non finisce qui. La sezione padovana del partito socialista democratico italiano, la sera del 9 giugno, protestò contro l'intromissione del vescovo "nell'amministrazione della cosa pubblica," ed invitò "tutti i democratici alla difesa di tutte le libertà." Naturalmente il vescovo non poteva non rispondere. In conseguenza il giornale ufficioso della curia padovana (L'avvenire d'Italia, Bologna, 17 giugno), ha spiegato come qualmente le parole del vescovo non solo "corri– spondono alle ammonizioni della Sacra Scrittura" ( e qui due testi della Bib-- 454 Biblioteca Gino Bianco

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