Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Risorgono i morti? zione comunale di Roma, se il pateracchio Nitti-Nenni-Togliatti vince nelle prossime elezioni? E, venenqo il governo italiano meno a questo dovere, chi deve brandire la spada di Carlomagno? Il cardinale Spellman e ai suoi ordini il governo americano, cosi come nel 1849 la brandf Luigi Na- . poleone? ·· Queste domande dovrebbero essere proposte all'on. De Gasperi da qual- cuno nella Camera e nel Senato. E non dovrebbero es$ergli consentite rispo– ste equivoche di nessun genere, anche se le sue risposte dovessero disturbare la digestione al prof. Gedda, o a chi per lui. Nel 1858 un benedettinq francese, conversando con Alessandro Man– zoni, si doleva di non aver trovato negli italiani quel sentimento di rispetto e di devozione al Santo Padre, che sarebbe stato loro dovere. Manzoni ri– spose che il fatto era purtroppo vero, ma quel sentimento di disaffezione aveva il suo motivo in Italia: non tutti sapevano distinguere nel papa il sommo pontefice dal principe, e gli attribuivano, come principe, "non senza ragione," in gran parte, il presente avvilimento della patria comune: "La d 1 1 " "C ?" . ·1 f "N ' 1 . spa a nuoce a pastora e. ome rispose 1 rate. on e somma g ona per l'Italia avere nel suo grembo il capo visibile deila Chiesa di Gesu Cristo? E non è Roma pontificia la capitale, non dell'Italia sola, ma del mondo cattolico?" "Magro compenso," rispose il Manzoni "l'aver Roma ca– pitale del mondo cattolico, e tutto il resto dell'Italia o direttamente o in– direttamente serva dello straniero. Per noi Lombardi, per esempio, che cosa ·di piu è il Papa che per i Francesi? E se, per avere il Papa nel seno della Francia, dovesse questa andar divisa in pezzi e ubbidire allo straniero, io tengo per certo che Vostra Paternità deporrebbe in tal caso il suo abito da monaco, e prenderebbe in mano il fucile per preservare il paese da un flagello." 3 Noi non sprecheremo il fiato a ricordare questo precedente al prof. Gedda: Obdurutum est cor eius. A las\.'.iarlofare, diventerebbero in Italia comunisti anche i paracarri. Ma confessiamo che non ci aspettavamo l'apparentamento di don Sturzo col prof. Gedda. Credevamo che don Sturzo appartenesse alla tradizione cattolica di Alessandro Manzoni, e non a quella del cardinale Antonelli e del prof. Gedda. Non ci aspettavamo di veder esumare da lui, A.D. 1952, quella teoria di Montalembert e del benedettino francese che il cattolicissimo don Lisander non digeriva. Risorgono, dunque, anche per lui i morti? P.S. - Avevo scritto questa lettera al Mondo, quando ho letto nell'ul– timo numero di Realtà politica un articolo, nel quale don Sturzo scrive che una vittoria comunista nelle elezioni amministrative di Roma avrebbe "ripercussioni internazionali nel campo politico e religioso"; che "si tratta di fatti psicologici che hanno valore non trascurabile," e che nelle elezioni 3 Cfr. Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio XI, p. 106. [N.d.C.] 449 32 Biblioteca Gino Bianco

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