Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Risorgono i morti? ammm1strative d'oggi come nelle politiche di domani "la vera scelta non è fra Stato cattolico e Stato antichiesastico, ma fra democrazia e dittatura." Queste formule possono dire molto e possono non dir niente. D'accordo che si tratta di fatti psicologici non trascurabili, e che le ripercussioni di una vittoria comunista nelle elezioni amministrative di Roma avrebbero ripercussioni internazionali. Ma che genere di ripercussioni? La Repubblica romana del 1849 ebbe una ripercussione internazionale: l'intervento frances_e. Don Sturzo pensa a ripercussioni di questo genere? Non vogliamo fargli il torto di attribuirgli un'idea di questo genere. E allora quali ripercussioni? Certo una vittoria comunista nelle elezioni di Roma solleverebbe fuori d'I– talia piu vasti e piu vivi commenti che in quelle di Milano o Torino o Peretola. Ma dovrebbe esservi una positiva iniziativa internazionale in conse– guenza di quei commenti? Quale? Quanto alla scelta di oggi e di domani, ci sembra che don Sturzo la formuli un po' troppo ad usum serenissimi delphini. La scelta IJ.On è solamente fra democrazia e dittatura. La scelta è anche fra il totalitarismo vaticano, un regime democratico e il totalitarismo moscovita. La democra– zia cristiana sta per il totalitarismo vaticano oppure per un regime democra- 4 [Nota aggiunta dall'autore nel 1957] Non potendo domandare al "Mondo" uno spazio eccessivo per discutere, in tutte le sue parti, il pensiero di don Sturzo, lasciai nella penna uno degli argomenti, che don Sturzo aveva usato, a sostegno della sua tesi: cioè che anche Washing– ton, la City nella contea di Loq.dra, e Parigi hanno regimi speciali: perché non dovrebbe anche Roma avere un regime speciale? Washington fu creata negli Stati Uniti ex novo, e messa fin dalla nascita sotto l'amministra– zione del governo federale; gli abitanti di Washington, raccolti li da tutti gli Stati Uniti, non amministrano la città. Gli abitanti di Washington si dolgono di questa diminutio capitis, ma il governo federale insiste che chi paga l'orchestra deve ordinare la musica, cioè chi fa le spese deve anche governare. Dovrebbero i cittadini di Roma essere privati del diritto elettorale amministrativo, e l'am– ministrazione della città essere affidata a delegati del governo italiano? Questo avveniva al tempo di Mussolini, ma a quel metodo erano soggette tutte le amministrazioni comunali italiane. - Si deve ristabilire quel regime solamente per Roma? Sia. - Ma chi designerà gli ammi– nistratori romani? Il ministro degli Interni, o il cardinal vicario, o il ministro degli Inter~i secondo ordini clandestini ricevuti dal cardinal vicario? - E che cosa succederebbe se 11 governo centrale fosse conquistato da anticlericali, che rifiutassero di obbedire e nominassero un'ammimstrazione comunale anticlericale? Il governo italiano dovrebbe negoziare un nuovo concordato, nel quale i diritti speciali del Vaticano sulla città di Roma siano meglio - o peggio - definiti? Il caso della City nella contea di Londra è meno che quello di Washington utilizzabile per invocare un regime speciale per Roma. Londra è divisa in una cinquantina di "borghi," ognuno dei quali forma comune a sé, ed ha la propria amministrazione autonoma; tutti i "borghi" formano la "contea" di Londra; la City è uno di quei borghi, in cui si dividono gli otto milioni di londinesi, e conserva il suo nome medioevale. Nessuno si sogna in Inghilterra che la City dovrebbe avere un regime diverso da quello degli altri "borghi" londinesi, o di qua– lunque altro municipio inglese. Meno che mai alcuno si sogna che gli elettori della City deb– bano rispettare le suscettibilità dell'arcivescovo protestante di Canterbury o dell'arcivescovo cat– tolico di Westminster. Il caso di Parigi è diverso da quello di Washington e da quello della City londinese. Napoleone creò in Parigi: a) un prefetto della Senna, b) un prefet de police e c) un consiglio municipale. Quest'ultimo si occupa solo dello stato civile, dei lavori pubblici e poco altro, e il suo bilancio dipende in ultima istanza dal prefetto della Senna, che è il vero maire di Parigi, senza averne il nome. I venti maires dei venti arrondissements di Parigi e i loro adioints (assessori) sono designati dal prefetto della Senna. C'è, si, un corpo elettorale per l'intera città, che elegge 90 consiglieri; e in quel corpo elettorale i piccoli arrondissements del centro contano meno elettori di quelli immensi della periferia. Ma i consiglieri non hanno alcuna autorità nell' arrondissement dal quale sono eletti, e amministrano l'intera città strettamente controllati dal prefetto della Senna. In fondo il con– siglio generale di Parigi corrisponderebbe al consiglio di contea di Londra, mentre gli arron– dissements sarebbero quel che sono in Londra i "borghi"; ma in Londra i "borghi" e la "contea" 450 BibliotecaGino Bianco

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