Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

La politica ecclesiastica nell'Italia di domani VIII. Matrimonio Uno dei problemi piu acuti che sorgerà sulle rovine del concordato, sarà quello del regime giuridico matrimoniale. La Chiesa cattolica considera il matrimonio come un sacramento che ha effetti civili. È nel suo diritto; e il cattolico che considera il matrimonio come immorale se non è cele– brato in chiesa, è nel suo diritto. Ma né la Chiesa né i cattolici italiani han– no il diritto di imporre il loro modo di vedere a chi, non essendo stato bat– tezzato nella Chiesa cattolica, o essendosi separato dalla Chiesa cattolica, intende considerare il matrimonio come un semplice contratto civile e non come un sacramento. La legge italiana del 1865 stabiliva che chi volesse dare al proprio ma– trimonio validità legale, doveva celebrarlo al municipio per mezzo dell'uf– ficiale dello stato civile. A nessuno era vietato celebrare anche il matrimo– nio religioso. Il cattolico andava a celebrarlo nella parrocchia, l'ebreo nella sinagoga, il protestante nel suo tempio, e chi non aveva religione andava solamente al municipio. Il clero cattolico si sollevò con furore contro que– sto sistema, discreditando il matrimonio civile come concubinato e consi– gliando i fedeli ad astenersene, limitandosi alla cerimonia religiosa. Le con– seguenze di questa lotta non erano brillanti. Piu d'uno sposò innanzi al parroco, e quando si stancò della moglie, la piantò e andò a sposarne un' al– tra innanzi' al sindaco, e questo matrimonio civile era il_solo che fosse giu– ridicamente valido. Alla fine il Vaticano si rese conto che non era il caso di insistere in una resistenza disperata. Al tempo di Pio X, i parroci ebbero istruzioni di non compiere il rito religioso se non avessero avuto la certezza che non sarebbe mancato il matrimonio civile. La consuetudine era di spo– sarsi prima al municipio e poi alla chiesa. Nessuno si occupava piu in Ita– lia di questo problema, quando inaspettatamente il concordato del 1929 lo rimise in vita. Esso riconobbe che il matrimonio fra i cattolici è un sa– cramento oltre che un contratto civile; in conseguenza fu introdotto in Italia un regime su per giu analogo a quello che è in vigore nei diversi stati dell'Unione nordamericana. La legge fascista dà al cittadino il diritto di sposarsi o non sposarsi in chiesa. Se uno vuole sposarsi in chiesa, il parro– co, nella duplice funzione di sacerdote e di ufficiale dello stato civile, ce– lebra la cerimonia e ne comunica la notizia al municipio. Quando il matri– monio è stato registrato al municipio, solamente allora assume validità ci– vile. Chi non vuole sposarsi in chiesa, celebra il solo contratto civile al . . . mumc1p10. Questo sembra essere uno di quei casi, in cui non varrebbe la pena di far i puntigli e buttare per aria la nuova legge solamente per far dispetto ai preti. Non c'è nessun bisogno di andare a cercare anche questo sasso per poter prenderlo a calci. Bisogna però tener presente che, nella pratica giornaliera fascista, le cose non procedono secondo la legge scritta. Nella pratica giornaliera fascista, chi va a dichiarare al municipio che intende spo– sarsi al municipio e non in chiesa, è ricevuto come il cane in chiesa. "Co- 401 29 B1011uLeca Gino Bianco

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