Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

• Cattolicismo e democrazia Nel luglio 1923, i clerico-conservatori non avevano riportato che una vit– tori'a parziale. Un anno tfopo essi ripresero la lotta, e l'adozi'one da parte loro della "tattica dei casi di coscienza,, caratteri'zzò questa seconda fase della battaglz'a. È fuor di dubbio che anche in questa occasione essi fu– rono favoriti dal pontefice e da quanti erano al caso di conoscerne e di in– terpretarne il pensi·ero. Ma, malgrado i frequenti richiami alla morale ed alla dùciplz'na cattolica onde sono infiorati i loro scritti polemici, è al– trettanto certo che la dottrina eh'essi esponevano non è la dottrina catto– lica, che i'l credente non può rifiutare senza escludersi per ciò stesso dal seno della Chiesa. Anche nella seconda fase della battaglia i cattolici-conservatori vin– sero - e, grazi'e alle circostanze create dall'azione fascista, la loro vitto– ria fu completa - piu per la debolezza e l'insufficienza altrui che per la forza intrinseca ond'essi dùponevano. Quando nel luglio 1924 l'on. De Ga– speri auspicò un'alleanza di tutti' i partiti della democrazia per strappare al fascismo la direzi'one del governo, tutte le forze clerico-conservatrici furo– no mobilùate per impedire la consumazi'one del preteso crimine contro l'ortodossia cattolica. Orbene, io rùengo che se De Gasperi, invece di af– frettarsi ad attenuare il si·gnificato del discorso pronunciato all'adunanza dei segretari provinciali del partito, avesse tenuto duro, in Vaticano si sareb– bero piegati a "prender atto" della nuova situazione creata dall'iniziativa del capo del gruppo parlamentare popolare. Che se poi alle diatribe dei clerico-conservatori non avessero fornito nuovi argomenti le querel~ intestine dei socialisti, le perpetue incertezze dei riformisti, l'impotenza e la disunio– ne dei capi· delle diverse frazioni della democrazia, e se l'alleanza invocata da De Gasperi fosse stata rapidamente attuata, ed attuandosi avesse portato ad un rovesciamento della situazione politica italiana, l'offensiva dei catto– lici filofascisti sarebbe d'un subito cessata, ed il Vaticano avrebbe imme– diatamente schierato nuove "équipes" di giornalisti e di scrittori con l' in– carico di gettare rose sul capo dei nuovi governanti' e d'invitarli' a palese od indi'retta collaborazione. Se dò non avvenne fu per colpa non dei soli popolari, ma di tutti' i democratici dell'Aventino che, baloccandosi colle formule e confidando nelle decisioni di una magistratura da troppo tempo adusata alla servilità, non seppero agire e sciuparono tutte le occasioni che la fortuna benz·gna si compiacque d'offrir loro nel corso di sei mesi. Oggi la situazione di coloro che ritengono conciliabile la loro fede cat– tolica coi· loro convincimenti democratici non differisce notevolmente da quella che era in sul finire del pontificato di Pio X. Oggi, come allora, essi sono considerati come dei semi-eretici da quelli che pretendono di identi– ficare col cattolicismo il loro conservatorismo politico e sociale. Come risor– sero quindi'ci anni or sono, essi risorgeranno in un domani non lontano, se - oggi come allora - sapranno restar fedeli a quella distinzione fra poli– tica e relz'gione, tra le cose umane e le divine, che è il carattere distintivo pùJ, nobile e piu glorioso della tradizione cattolica italiana. Per loro, come per tutti' i democrati.ci italiani, il problema centrale è un problema di edu- 376 BibliotecaGino Bianco

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