Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Cattolicismo e democrazia che il suo successore laico compisse ciò che, in quel momento, egli non riteneva realizzabile da un prete: il disimpegno aperto e completo della po– litica popolare dalla politica clericale della corte di Pio Xl. Egli non igno– rava che, portata la lotta sul terreno parlamentare, ogni rampogna mossa al governo reo di violazione della libertà religiosa avrebbe indirettamente col- '·· pito quei clerico-conservatori che, invece di respingere sdegnosamente il ri– catto fascista, ne approfittavano per liberarsi di un temibile avversario. Egli comprendeva come, impostata la lotta sul terreno della difesa della liber– tà religiosa, i clerico-conservatori erano bloccati, né potevano invocare ed ot– tenere la sconfessione di· chi s'impegnava nella difesa dei diritti primordia– li della coscienza cristiana. ".Consentendo',. alla proposta di allargare il ter– reno della lotta, egli' invitava i suoi amici a tù-are le conseguenze di' tutta la sua azione politica ed a toglier di mezzo gli ultimi equi·voci sulla posi– zione del partito di fronte all'autorùà ecclesiasti'ca. Cosi considerato l'atto di Sturzo appare nella sua vera si'gnificazione. L'uomo si ritraeva per far posto ad altri meglio qualificati per realizzare quel programma del quale egli stesso, colle sue• di'missioni, precisava gli ultimi scopi. Ma l'atto, i'n sé ardùo ed abi'lmente concepito, ebbe l'istessa fortuna che sedici.. mesi innanzi la debolezza i'nti·ma del pa,:tito aveva riserbato al cosiddetto "veto a Giolitti." I parlamentari popolari, nel 1923 come nel 1922, non osarono! A mio avviso, adunque, le conseguenze che lo storico può trarre dalla crùi popolare del 1923 e dalle dimissioni di Sturzo sono le seguenti: I - Contrasto ù-reducibile tra le tendenze personali di' Pio XI e la po– liti'ca democratica del popolarùmo. II - Impossibilità da parte del pontefice e degli elementi reazionari della corte vaticana di trasportare sul terreno religioso, o semplicemente su quello della disciplt'na cattolica, il conflitto essenzialmente politi'co fra il papa e Sturzo. III - Impossibilità da parte di Sturzo di di'fendere, nel 1923, la sua personale autonomi·a politica altrimenti che con un atto destinato a por– re di fronte al Vaticano un gruppo di laici, contro ai quali l'autorità eccle– siastica non poteva i'mpiegare quei mezzi di coercizione che il diritto ca– nom·co non le consente che nei confronti degli ecclesiastici'. IV - Immaturità dei· parlamentari popolari e loro incapacità a com-pren– dere i'l significato reale dell'atto di"Sturzo, a vi·vere ed a realt'zzare le conce– zioni schiettamente democratiche di' questi. In altri termini', l'episodio del luglt'o 1923, lungi dal dimostrare l'incon– ciliabilità del cattolicismo colla democrazia, prova la sussistenza di due opposte correnti in seno ai cattoli'ci. La corrente conservatrice non riesce piu a combattere apertamente la corrente progressista, favorevole al disim– pegno politico della Santa Sede; ma è ancora abbastanza forte per impe– di're a questa, non ancora pervenuta a sufficiente grado di maturità, di com– piere nel mondo dei credenti' quella "rivoluzione politica," cui tende la tradizione mistica italt'ana · da san Francesco a Dante, a Manzoni, a Sturzo. 375 BibliotecaGino Bianco

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