Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Cattolicismo e democrazia La fondazione del partito popolare è l'episodio piu saliente della lotta svoltasi negli ultimi decenni tra le due opposte tendenze operanti in seno ai cattolici italz"ani. Il fatto che mai esso fu sconfessato, anche quando sulla sedia di Pietro montò un uomo che non nascondeva né la sua poca simpatia per la politica del partito, né la sua avversione per gli uomini che la dirigevano, sta a dimostrare che il tentativo compiuto da Sturzo e dai suoi ami'ci per disimpegnare la Chiesa dalla politica clericale era per– fettamente conciliabile colla piu rigida ortodossia religiosa. Il partito popolare non fu mai approvato dal Vaticano. È certo però che, regnante Benedetto XV, se Sturzo avesse richiesto un'approvazi'one esplicita, l'avrebbe ottenuta. Ma esso non la volle e resistette vittoriosa– mente a coloro tra i suoi amici che avrebbero voluto ri'chiederla. Gli è per– ché egli concepiva il partito come mani/ estazione autonoma del pensiero e delle tendenze politiche di una massa democraticamente organizzata, né voleva che un atto qualsiasi, ancorché benevolo, della Santa Sede meno– masse quell'autonomia che, sul terreno politico, egli intendeva conservare piena ed as~·oluta.Ecco perché il partito popolare, nella storia recente dei rapporti tra il potere civile e l'autorità ecclesiastica, offre l' esempi'o piu per/etto della distinzione tra relz"gionee politica, attuata da coloro istessi che nella religione ri"cercanola legge morale destinata a reggere tutte le ma– ni/ estazioni della loro vita pubblica e privata. Ma, Ella obbietta, Sturzo fu costretto dallo stesso pontefice a lascia– re la direzione del partito popolare, offrendo cosz la prova la piu evidente dell'inconciliabilità della disciplina cattolt'ca colla libertà democratica. Ma, Ella insiste, se Pio XI non osò mai condannare o sconfessare il partito po– polare, fece di peggio: alleandosi al fascismo, profittando delle violenze del– le squadre d'azione e delle ingiuste leggi del regime, egli concorse alla di– struzione del partito popolare: non lo uccise, ma benedisse chi lo ucci– deva. In tal modo, Ella conclude, Pio XI di'mostrò all'evidenza come la Chiesa non possa tollerare né la sussistenza di un partito democratico di cattolt'ci, né tanto meno l'autonomia politica dei credenti. Negli appunti sull'" Azione cattolica sotto il pontificato di Pio XI," a pagina 38, parlando delle dimissioni di Sturzo, scrissi testualmente: Quando Sturzo comunicò al Consiglio nazionale del partito la propria risoluzione di rinunciare alla carica di segretario politico, restava al partito un mezzo per eludere la manovra avversaria. Sarebbe occorso portare la questione alla tribuna della Camera e denunciare il governo quale violatore e perturbatore della libertà religiosa. Passando cosi alla controffensiva, si sarebbero obbligati il Vaticano e l'Azione cattolica a fian– cheggiare il partito popolare in una lotta portata sul terreno politico e parlamentare. Consenziente Sturzo, formulai tale proposta in seno al Consiglio nazionale,... ma per passare alla controffensiva occorreva un coraggio che i nostri parlamentari non posse– devano I Forse Ella non ha afferrato tutto il significato dell'inciso col quale s'apre l'ultimo periodo. Ben lungi dal considerare le proprie dimissioni come una fine, Sturzo intendeva eh'esse fossero un principio. Egli avrebbe voluto 374 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=