Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Cattolicismo e democrazia volta a volta praticata dai _capi pro tempore della gerarchia cattolica. Quan– to a me - e posso dire "quanto a noi," perché in ciò è l'essenza dell' acon– fessionalismo dei popolari italiani - non accetto né la divinizzazione del– l'umano voluta dagli uni, né l'umanizzazione del divino pretesa dagli al– tri. Ecco perché non sono clericale, nel senso etimologico della parola, né tanto meno anticlericale, nel senso che a siffatto vocabolo ha attribuito la pratica politica degli ulti'mi decenni. Ma, Ella obbi'etta, tale disti'nzione tra l'umano ed il divino, tra p·o:– liti'ca e religione, proclamata dal cattolt'cismo liberale dell'epoca del Risor– gimento, dalla democrazia cristiana del primo decennio del secolo e dal popolarismo del dopoguerra, non può piu essere sostenuta da un cattolico dacché, secondo la prassi che nei documenti di Pio X e di Pio Xl trova "inequivocabi'li" manifestazioni·, "i cattoli'ci devono" obbedire sempre, non solo al papa, ma ai "vescovi·.,,. Non nego che da Pio IX in poi, e piu precisamente dopo la pub– blicazione del Si'llabo e la proclamazione dell'infallibilità dogmatica del pontefice, esista ed operi in seno alla Chiesa una tendenza favorevole ad un'interpretazione estensiva dei decreti del concilio vati'cano. Non nego che per i fautori di siffatta tendenza l'infallibilità pontificia non è altro che un mezzo al fine dello stabilimento di una sorta di disciplina catto– lica, cui dovrebbero conformarsi tutti i "politici credenti." Constato an– ch'io che di questa tendenza Pio X fu strenuo assertore e che Pio Xl, rin– negando il sistema del suo predecessore immediato, amerebbe spingere la politica di papa Sarto alle estreme conseguenze. Ma non ho bisogno di ri'correre alla formula dei vecchi cattolici di Germania, "il papa non è la Chi'esa" - formula politicamente esatta e dog– maticamente erronea, od almeno equi·voca - per dimostrare che la tendenza politica di Pio X e di Pio XI non può identificarsi col cattolicismo. Ba– sterebbe a provar ciò il fatto che un altro papa, Benedetto XV, ha prati– cato una politica diametralmente opposta a quella del suo predecessore anti'modernista e del suo successore filofascista. Io però non mi soffermo a questa circostanza, che potrebbe qualificarsi episodica, e considerando nel suo complesso la stori·a moderna della Chiesa, trovo altri e pi.u validi argomenti per ri'affermare la distinzione fra politica e religione, per spi.e– gare la sopravvivenza della tendenza politico-religiosa dt' Pio X e di Pio Xl, per dimostrare che, malgrado le contrarie apparenze, non è a questa che appartz'ene l'avvenire. Per lunghi secoli' la Chiesa esercitò un potere politico, fornendo essa stessa i'l tessuto connettivo della nuova società europea costituitasi sulle rovine dell'impero romano. Per lunghi secoli essa non ebbe nessuna necessi– tà di formulare teorie destinate a render ragione della sua preminenza politi– ca: cotale preminenza era un fatto, giustificato d'altronde dal quasi asso– luto monopolio del sapere detenuto dai chierici. Quando questo disparve, quando una cultura laica cominciò ad affermarsi, apparve la necessità di distinguere ciò che fino ad allora era stato considerato indistinto ed indi- 372 BibliotecaGino Bianco

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