Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Cattolicismo e democrazia amici rimasti all'estero - malgrado la pochezza della mia persona - ha assunto un valore "storico. 11 Di fronte ad una moltitudine di cattolici che concepisce il dovere religioso come sommissione incondizionata all'azione an– che politica dell'uomo che temporaneamente regge i destini della Chiesa, sia- . mo noi che perpetuiamo la tradizionale distinzione tra l'umano ed il divino, tra la politica e la relt'gione,sulla quale si fonda la distinzione dei' due poteri·. Ella dice che la disobbedienza non è possibile a noi cattolici, nem– meno nel campo politico, nemmeno quando si tratti di "questi'oni opina– bili. 11 Il fatto che né io, né altri siam ritornati' in Italia dopo la conclusio– ne degli accordi lateranensi 1ta a dimostrare che la disobbedienza politica è possibile, e che si può restare cattolici pur non aderendo alla politica con– servatri'ce di Pio XI, pur contrastando al suo sistema di centralizzazione ad oltranza. Se alle volte non ci si intende, ciò è dovuto alla diversa significazio– ne che si attribuisce a certe parole d'uso corrente, quali, ad esempio, cat– tolici e cattolicismo. Ella identifica quest'ultimo con la politica dei papi, a torto detta poli– tica cattolica. lo nego tale identificazione; e fondo i! mio credo politico sulla distt"nzi'onetra cattolicismo _ sistema di' verità religiose e di precet– ti morali' - e la politi'ca dei papi - sistema di accorgimenti politici, so– pravvi·venza del potere politico diretto riconosciuto alla Chiesa da una so– cietà nella quale l'elemento laico aveva perduto il primato della cultura. Non nego il fatto che questa distinzione, lungi dall'essere universal– mente accettata, è rifiutata da coloro che, per intenderci, potremmo chia– mare gli estremisti' di destra e di sinistra. Essa non è accettata da quegli ecclesi'asticz' i quali sognano la restaurazione di quel potere clericale, che fu legitti'mo quando - per dirla con Tommaseo - al primato politico della Chiesa corrispondeva il primato intellettuale del sacerdozio. Non è accet– tata nemmeno da quei laici i quali, per pochezza intellettuale o per in– veterata abùudine di ossequio, amano trasformare la ragionevole obbedien– za cui parla san Pietro in irragionevole sommissione al verbo di coloro che sono investiti" di una qualsiasi autorità nell'organizzazione della Chie– sa, anche quando cotale autorità essi esercitano per fini diversi da quelli pei quali la Chi'esa fu fondata dal Cristo, mirando alla conquista di quei "regni del mondo" di cui parla l'Evangelista, quando narra le tentazioni del Figlio dell'Uomo. Non accettano infine tale disti'nzione quegli anticle– ricali pei quali laico è sinonimo di antireligioso, e che, vogliosi di credere piuttosto che di opinare, al dogma religi'oso - razionale nella sua entità dialettica, in quanto si riferisa ad oggetto razionalmente inconoscibile - vorrebbero sostitui're i'l dogma politico, per sua natura irrazionale, quale quello che identi'fica all'assoluto il relativo. Per gli uni l'azione politi.ca svolta dagli uomini della Chiesa è indi– scutibile, quasi' fosse partecipe della divi'nità del magistero religioso affi– dato ai ministri del culto. Dagli altri l'azione religiosa del clero è giudicata alla stregua della politica - saggia o imprudente, nobile o spregevole - 371 SibliotecaGino Bianco

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