Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

L'enciclica "Graves de communi" tico sotto il nome di "Democrazia cristiana italiana," e nel novembre del 1900 annunziarono la fondazione di un giornale settimanale, Il domani. A questo punto intervenne il papa in persona. Vietò la costituzione del, partito, e il 18 gennaio 1901 pubblicò l'enciclica Graves de communi. In questo documento spiegò come qualmente i democratici cristiani erano caduti in un grande equivoco. La democrazia cristiana poteva essere intesa in due modi differenti. La democrazia cristiana in "senso politico," che predicava il governo popolare essere preferibile ad ogni altra forma di go– verno, era illecita: "L'intendimento e l'azione dei cattolici, che mirano a pro– muovere il bene dei proletari, non devono punto proporsi di preferire e pre– parar con ciò una forma di governo invece di un'altra." Nessun papa aveva mai condannato quella dottrina, secondo cui i cattolici avrebbero dovuto ten– dere a preferire il governo dispotico od oligarchico al governo popolare. La sola democrazia cristiana, · che Leone XIII certificava essere lecita, era quella che, "smesso ogni senso politico," mirasse semplicemente a "una benefica azione cristiana a favore del popolo." Per quest'azione, Leone XIII invocava "la benevola cooperazione di coloro che per nascita, per censo, per ingegno e per educazione godono di maggiore autorità fra i cittadini." Questa definizione della democrazia cristiana coincideva perfettamente con quella che ne davano i cattolici conservatori: "Azione cattolica diretta piu particolarmente a sovvenire ai bisogni religiosi ed economici del popolo. 111 ° Cioè la · democrazia cristiana, ".uotata di ogni significato politico, non era piu che carità, assistenza sociale. L'Enciclopedia cattolica americana, 11 sotto la voce "democrazia cristiana," fece sapere, a chi non l'avesse mai sospettato, che la democrazia cristiana esisteva già al tempo di Costantino, perché fino d'allora i cristiani mantene– vano degli ospedali. Gli scrittori cattolici, mentre gabellano l'enciclica Rerum novarum come iniziatrice di un grande movimento operaio cattolico, fanno meglio che possono la congiura del silenzio intorno all'enciclica Graves de communi. E quando non possono fare a meno di parlarne, rifiutano di a·mmettere che Leone XIII abbia con essa rinnegato il movimento democratico cristiano. Per sostenere questa tesi, sono costretti a ricorrere ad espedienti che non fanno onore né al loro ingegno né alla loro buona fede. Per esempio, mons. Olgiati scrive: "Leone XIII, quando il 18 gennaio 1901 pubblicò la sua enciclica Graves de communi, tenne conto di tutte queste apprensioni [dei cattolici conservatori] ; e pur accettando solennemente la parola [" de– mocrazia cristiana"], defin1 con chiarezza il significato di essa. 1112 Si guardò bene dal dire che Leone XIII defin1 la parola in modo da calmare quelle apprensioni. Vercesi riduce tutta la questione a sapere se vi fu contrasto tra la Rerum novarum e la Graves de communi. E realmente non vi fu 10 Ibid., p. 142, n. 13. [N.d.C.] 11 U. BENIGNI, Christian Democracy, in The Catholic Encyclopedia, New York, Appleton, 1907-12, vol. IV, p. 709. [N.d.C.] 12 Cfr. Stato e Chiesa in Italia da Pio IX a Pio XI, p. 143, n. 14. [N.d.C.] 357 BibliotecaGino Bianco

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