Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Prefazione mosamente in mano il vecchio dattiloscritto del 1929 e in poche settimane, aggiungendo, eliminando, trasponendo per la seconda volta periodi e pa– gine intere, ne rifuse i capitoli centrali in un saggio su La prima disfatta della democrazia cristiana, quasi ad ammonimento per il prof. Gedda e Pio XII: "La, prima democrazia cristiana in Italia nacque sotto Leone XIII e fu strozzata da Pio X. La, seconda democrazia cristiana, sotto il nome di partito popolare italiano, nacque sotto Benedetto XV e fu strozzata da Pio XI, con l'aiuto del manganello fascista. La, Democrazia cristiana ita– liana, ritornata alla luce sotto Pio XII, vive sotto i nostri occhi. L'avvenire è sulle ginocchia di Giove. Questo però possiamo dire: che non fu lavoro facile strozzare la prima democrazia cristiana; e fu lavoro anche piu diffi– cile strozzare la seconda. Non è chiaro se sarebbe possibile soffocare il terzo tentativo, se le forze veramente democratiche, assai pi·u numerose oggi che al tempo di Pio X e di Pio XI, sapranno tener duro, cioè far comprendere, a chi di ragione, che a volerle soffocare il danno sarebbe superiore all'utile che se ne potrebbe ri·cavare. 1181 Neppure quest'ultimo, parzi"ale rifacimento del suo vecchio libro fu portato a termine e poté vedere la luce. Intorno al 1952, col "peso di set– tantanove primavere" sulle spalle e i continui malanni che lo tormenta– vano, Salvemini conservava una penna infati'cabile, ma non aveva piu molto tempo per opere di una certa lena. Era nel pieno della sua ultima battaglia, contro quell'" Italia scombi'nata" che, stretta fra la morsa clericale e la co– munùta, non riusciva a trovare una "terza via." Pur combattendo su due fronti, il suo bersaglio preferito fu "l'Annibale clericale," che era "già den– tro la fortezza. 1182 In decine di articoli, lettere, trafiletti, commenti a fatti e fatterelli del giorno, non si lasciò sfuggire un'occasione per dùtinguere fra "democrazia e clerocrazia," "canonico e civile," "peccati e delitti"; per denunciare fatti e sintomi inquietanti·, piccoli soprusi, angherie o ille– galùà perpetrate all'ombra dello scudo crociato; per sferzare, con la prosa secca ma traboccante di sdegno e di arguzia che gli era propria, l'acquie– scenza dei cosiddetti "partiti laici" al loro strapotente alleato e ai "vescovi sovrani." "Ormai in Italia essere 'laico' vuol di.re non avere la sottana visi– bile intorno alle gambe, ma averla invisibile z"ntorno al cervello. 1183 Perciò a lui, uno degli ulti"mi laici autenti"ci, incombeva i"l dovere di "insistere, insistere, insistere" nella protesta, per quanto scarsi risultati se ne aspet- " 1 "d " tasse: gutta cavat api em. A testi"monianza di questa martellante polemica sono qui raccolti, con alcuni articoli ripubblicati da Salvemi"ni stesso in Clericali e laici e in Ita– lia scombinata, i suoi numerosi trafiletti in difesa della "libertà religiosa" delle minoranze protestanti italiane, "le bestie nere dei clericali ( non è il caso di dire 'cattolici,' anche se nessun cattolico osava alzare la voce con- 8 1 Cfr. p. 341 di questo volume. 82 Mentre "l'Annibale comunista non è ancora alle porte": Prefazione a Il programma scolastico dei clericali (1951), in Scritti sulla scuola, cit., p. 881. 83 Cfr. p. 466 di questo volume. XXXVI BibliotecaGino Bianco

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