Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Capi.tolo quÌtlt() L> encì-clica"Graves de communi,, La politica di Leone XIII falH da tutte le parti. In Francia, pochi mesi dopo avere pubblicato l'enciclica Rerum novarum, egli aveva raccomandato ai monarchici (enciclica [ Au milieu] del 16 feb– braio 1892) di accettare le istituzioni repubblicane per contribuire, in collega– mento colla democrazia cristiana, alla creazione di una repubblica cattolica. I democratici cristiani seguirono le sue istruzioni. Ma i cattolici conservatori - incrollabilmente monarchici - si ribellarono quasi tutti alla volontà del papa. 1 Inoltre i democratici cristiani, che avevano obbedito all'ordine ponti– ficio di accettare la repubblica, scoppiato lo scandalo dell'affare Dreyfus con la famosa lettera di Zola, ]'accuse (1898), si impegnarono stupidamente a fondo nella campagna antidreifusarda al seguito degli antisemiti, e subirono con essi le conseguenze di una comune, ignominiosa sconfitta (1906). Da notare che anche la Ci'viltà cattolica si intrigò stupidamente nella campa– gna contro il "malnato ebreo," "giudeo di razza e per di piu, come si as– serisce, pezzo grosso della Massoneria," contro la "forza misteriosa, la potenza occulta" giudaica, "interessata a scuotere dal suo congenere e dalla comune razza il vituperio del tradimento. 112 Anche a questa scempiaggine Leone XIII lasciò via libera, invece di consigliare alla Civiltà cattolt'ca una maggiore cautela. Come non le aveva consigliato nessuna cautela quando aveva fatto un altro forsennato baccano, per ben dodici anni, dal 1885, sulle rivela– zioni di un impostore, Léo Taxil, che inventò una miss Diana Vaughan, che aveva sposato il diavolo, e vescovi e cardinali lo presero sul serio, e anche Leone XIII ricevé Léo Taxil e mandò una lettera a miss Diana Vaughan. 3 1 Père E. LECANUET, Les signes avant-coureurs de la séparation. Les dernières années de Léon XIII et l'avènement de Pie X (1894-1910), Paris, Alcan, 1930, pp. 1 sgg. 2 "La civiltà cattolica," 1898, vol. I, pp. 273-74. Quando l'innocenza di Dreyfus sfondò gli occhi anche dei piu ostinati, la "Civiltà cattolica" ebbe la sfrontatezza di scrivere: "Chi di noi potrebbe dunque ragionevolmente asserire, con sicura coscienza, la condanna essere stata asso– lutamente ingiusta? È evidente che in questo affaraccio [ ... ] l'uomo savio non può pretendere di andare, nelle sue conclusioni, oltre un'opinione piu o meno probabile, ossia per l'innocenza ossia per la colpabilità del reo [ ... ] . Noi cattolici ci credemmo in diritto d'avere un'opinione contraria a quella voluta dispoticamente imporre da massoni, da ebrei e da affaristi pagati d'ogni ragione." (1899, vol. IV, pp. 135, 138). 3 Cfr. n. 2 a p. 353. [N.d.C.] 354 BibliotecaGino Bianco

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