Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

LA prima disfatta della democrazia cristiana in Italia stiano. Nel 1891, in Puglia, una lira prestata a una povera donna fruttava all'usuraio ultracattolico un soldo la settimana, cioè il 325 per cento, e nes– sun confessore gli negava l'assoluzione: i divieti canonici non hanno mai avuto peso apprezzabile sulle vicende dell'" usura." Insomma la storia di Leone XIII non stava né in cielo né 1n terra. Passando dal medioevo immaginario all'evo contemporaneo, tutt'altro che immaginario, la Rerum novarum dava come rimedio ai conflitti fra capi– tale e lavoro l'insegnamento del Vangelo. Per lo meno il Vangelo poteva rendere "assai meno aspro" il conflitto. Se i lavoratori si informeranno a quell'insegnamento, capiranno che debbono eseguire onestamente e bene i patti giusti liberamente conclusi; non debbono usare violenza nel rappre– sentare la propria causa, e soprattutto debbono imparare che la virtu, e non la moneta, o la proprietà, o la posizione sociale è il piu alto premio, a cui essi possano aspirare; se avranno imparato questa verità, saranno con– tenti della loro posizione. Alla loro volta i datori di lavoro debbono impa– rare che gli operai non sono loro schiavi, non debbono esigere da essi lavori al di là delle loro forze, non debbono impiegarli in lavori disadatti al loro sesso o alla loro età. Inutile continuare a perder tempo con queste vuote astrazioni. Di vera– mente concreto, nell'enciclica, c'è solamente il principio che il diritto di proprietà deve rimanere rispettato, perché ogni uomo ha da natura il diritto di possedere una proprietà propria, e la ineguaglianza fra le classi sociali nasce da cause naturali, dato che esistono naturalmente nell'umanità diffe– renze innumerevoli della massima importanza, e fortuna ineguale è un resul– tato necessario di ineguaglianza nelle condizioni. [... r Pio Xl, nell'enciclica Quadragesimo anno, del 15 maggio 1931, sco– prf che il problema sociale fu trattato per la prima volta nella Rerum novarum, dimenticando di spiegare che quella fu la prima volta che ve– niva trattato da un papa. Sempre secondo Pio Xl, il miglioramento nelle condizioni delle classi operaie e la legislazione sociale cominciarono solo dopo il 1891, per merito di Leone XIII. Sui risultati ottenuti prima e dopo il 1891 dalle organizzazioni operaie promosse dai protestanti e dai socialisti, non una parola! Mettendo da parte questa leggenda, resta il fatto che nell'enciclica Rerum novarum un papa ammise per la prima volta l'esistenza di ingiustizie sociali, alle quali la sola carità non era rimedio; riconosceva il diritto dei lavoratori ad organizzarsi per la difesa dei loro diritti, ed invocava una le– gislazione sociale. Quali che siano state le ambiguità, in cui Leone XIII si avvolse, quella enciclica aprf la via ad una forma di azione sociale e politica cattolica, assai diversa dall'azione conservatrice tradizionale. Per 1 Seguono (con la cappella: "Per dare un'idea dell'inconcludenza, che accompagna la Rerum novarum dalla prima all'ultima parola, il metodo migliore è quello di esaminare alcune discus– sioni, a cui quel documento dette luogo fra chi ... lo lesse") quattro cartelle sul Programma di Milano e sul "giusto" salario, qui omesse come dalla nota 5 a p. 140. [N.d.C.] 352 BibliotecaGino Bianco

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