Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Il "cattolicismo sociale" fino al 1891 clericali sulla questione scolastica - fu accolto con clamore di applausi in tutti gli ambienti conservatori e clericali europei. Pio IX si rallegrò che "il Cielo pagava alla Francia il debito della Chiesa," cioè il debito con– tratto dalla Chiesa nel 1849 per la spedizione di Roma. La Comune di Parigi (1871) riacutizzò tutti i terrori delle classi con– servatr1c1, e rese piu insistente la voce dei clericali, che si presentavano · .. ovunque come i soli possibili salvatori e garanti sicuri dell'ordine sociale. Non tutti i cattolici, peraltro, pensavano, come la Civiltà cattolica, che la giustizia divina fosse provata dalla miseria ... degli altri, e che quella miseria fosse 1o strumento della universale salvazione. Nei territori cattolici della Germania, e specialmente nella Renania, già alla vigilia del 1848, co– minciò a delinearsi un movimento che firu col prendere il nome di "cattolici– smo '' o "cristianesimo sociale," al quale, negli anni che precedettero la fon– dazione dell'impero germanico, il vescovo di Magonza, mons. Ketteler, dette protezione intelligente e attiva. Negli anni immediatamente successivi alla fondazione dell'impero, durante la lotta fra Bismarck e il clero cattolico (Kulturkampf), i cattolici non solo dovevano resistere ai socialisti, ma non trovavano nessun appoggio, anzi trovavanò ostilità, in quei governi degli stati locai~ e nel governo centrale dell'impero, che erano protestanti. Se non avessero cercato un punto d'appoggio nelle classi lavoratrici cattoliche, avrebbero ben presto perduto la partita. Il movimento "cattolico sociale" resisté alla tempesta, si consolidò, e alla fine Bismarck dové cambiare po– litica. Si ebbe cosf in Germania una organizzazione non solo religìosa e caritativa, ma anche economica e politica di moltitudini lavoratrici catto– liche. E quest'esempio si diffuse nell'Austria, nella Svizzera, nel Belgio e in qualche angolo della Francia nord-orientale. Il "cristianesimo sociale," almeno in origine, non si interessava tanto degli operai industriali, quanto di quegli artigiani e piccoli coltivatori diretti, che erano travolti nella disoccupazione o erano proletarizzati dall'in– dustria moderna. Esso si avvaleva di una storiografia medievale del tutto fantastica, inventata nel mezzo secolo precedente da quelli fra i romantici, i quali si piccavano di studi storici senza sentire il bisogno di documenti. Quella storiografia sognava un medioevo tutto latte e miele, nel quale grazie allo "spirito cristiano," non ancora spezzato dalla Riforma protestante, padroni e operai vivevano una vita arcadica di mutua comprensione e di benessere materiale. E predicava il ritorno alle "corporazioni" medievali come rimedio ai mali prodotti dall'industrialismo moderno. Non era un movimento "democratico," se per "democrazia" si deve intendere un regime politico, nel quale la totalità della popolazione, e non le sole classi possidenti, è investita dei diritti politici. Ketteler veniva dalla nobiltà della Westfalia, e quando condannava l'oppressione di cui erano vittime le classi economica– mente deboli nella società contemporanea, non desiderava che un ritorno alla mitica società corporativa medievale fiorita nel Sacro Romano Impero della nazione germanica. Anziché un movimento "democratico," il cristia- 345 BibliotecaGino Bianco

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