Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

La prima disfatta della democrazia cristiana in Italia nesimo sociale era quel che noi chiameremmo oggi "assistenza sociale": una forma di carità meglio adatta alle nuove condizioni delle classi lavora– trici. Fra queste condizioni c'era non solo il disfacimento dell'artigianato e della piccola proprietà coltivatrice, ma anche la fabbrica divoratrice di uomini. In attesa che fosse possibile ritornare al suo medioevo, Ketteler aveva sotto gli occhi l'operaio industriale che, isolato, era inetto ad otte– nere tanto la giustizia quanto la carità. E avanzavano i socialisti, che do– mandavano la giustizia e rifiutavano la carità. Il movimento "cristiano– sociale" non poteva circoscriversi agli artigiani e ai piccoli coltivatori, finché la industrializzazione li riducesse a proletari, e allora abbandonarli a se stessi. Tanto valeva abbandonarli senz'altro ai socialisti. Dunque anche i problemi del proletariato industriale dovevano essere affrontati. Ketteler, perciò, domandava e faceva domandare ai congressi cattolici tedeschi che il governo intervenisse a proteggere gli operai contro la potenza del patronato, aiutandoli ad ottenere aumenti di salario, diminuzione delle ore di lavoro, riposo domenicale, interdizione del lavoro dei fanciulli nelle fabbriche: tutte diavolerie per i cattolici conservatori francesi o italiani della stretta osservanza. 3 Pio IX non era uomo da favorire iniziative di quel genere, le quali, del resto, non avevano precedenti ed aspettavano di essere collaudate dal- 1' esperienza. Ma sarebbe stato difficile condannarle prima che se ne vedes– sero i frutti. Stette a vedere come andavano a finire, salvo, caso mai, ad intervenire e rimettere l'uscio nei gangheri qualora se ne fosse manifestato il bisogno. In casa propria, a Roma, con motu proprio del 14 maggio 1852, Pio IX autorizzò la "ricostruzione" delle "università e corporazione delle arti," che Pio VII aveva abolito nel 1800 e 1801. Ma Pio VII aveva abolito istituzioni che "inceppavano in tanti modi il genio dell'industria e tendevano a diminuire e restringere il numero de' fabbricanti, degli artigiani e de' venditori," "cosicché niuno venisse in avvenire ad essere privo di quella liber– tà, che può essere sola efficace ad animare ed accrescere la perfezione, e [ ...] quella abbondanza [ ...] che sempre ha luogo in quei generi che dipen– dono dalla libera concorrenza degli artisti e venditori": un provvedimento di natura liberistica, che rispondeva alle idee prevalenti ovunque sul principio del secolo, sotto l'influenza degli economisti. Invece le corporazioni di Pio IX erano sottoposte a una congregazione di cardinali e altri alti funzionari, e dovevano comprendere datori di lavoro e lavoratori, con lo scopo di mante– nere i soci "nella religiosità e nella temperanza cristiana." Neanche società di mutuo soccorso e di educazione come a Torino: istituzioni che servono "alle mire degli agitatori." Le corporazioni di Pio IX, secondo la Ci'viltà cattolica, debbono persuadere gli associati, "sotto la direzione di un Ministro del Vangelo," a "formare abili ed onesti gli allievi, assicurare ai maestri 3 R. AUBERT, Le pontifica! de Pie IX: 1846-1878, Paris, Bloud et Gay, 1952, pp. 490-91. 346 Bibliotec~ Gino Bianco

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