Gaetano Salvemini - Stato e Chiesa in Italia

Prefazione paesi hanno il diritto di esigere che il capo della loro Chiesa sia lasciato libero nell'esercizio della sua autorità su quella organizzazione internazio– nale," tornava a scrivere nell'imminenza del crollo fascista. Ma la futura costituente dovrà ripudiare "tutte le clausole che hanno creato fuori della Città del Vaticano, nel territorio italiano, istituti incompatibili con la co– stituzione democratica della repubblica italiana": "nessuna lotta religiosa e nessuna persecuzione"; "mà nessun privilegio per nessuno. Ognuno se ne va al paradiso o all'inferno per la strada che piu gli conviene. 1170 Nell'immediato dopoguerra, le Lettere dall'America dimostrano le preoc– cupazioni di· Salvemi·ni per la cortina di clericalismo che si stava addensan– do sull'ltalt'a. "Oggi vi è la possibilità di ri'costruire la vita italiana senza clericali'smo e senza antt.clericalùmo. Per riconqui'stare molti italiani alla fede cattolt'ca, fecero piu due martiri della lotta antifascista come don Min– zoni e don Morosini, che mille dottori di diritto canonico. [Ma] ecco che il Vaticano approfitta di questa disposi'zi·one degli animi per pretendere nuovi privilegi oltre quelli che aveva ottenuto da Mussolt'ni. 1111 E il ricatto ri·e– sce, per la "vi'glt'accheria stomachevole" di' cui danno prova "tutti i partiti di' sinistra" sul problema delle relazioni tra Stato e Chiesa 12 ; e infine l'" op– portunismo" degli "stalt'nisti 1173 consente l'inclusione del concordato nella costituzione della repubblica. "Uno spettacolo di maggiore viltà intellet– tuale e morale non si sarebbe potuto prevedere sotto Mussolini. 1174 In realtà, gli "stalt'nisti dalle molte facce" e i "socialisti senza spina dorsale 1115 che, per bocca di Nenni, si rifiutavano di "resuscitare i vecchi fantasmi dell'anticleri·calismo," bollandolo come un "diversivo" borghese, stavano ricalcando le idee sostenute trenta e quarant'anni prima, sia nel partito socialista che fuori, da Sa/vernini stesso. Ma bi'sogna riconoscere che ancora una volta quest'ultimo stava precorrendo i tempi. Con la mi- di un attacco. Ma se si lamenta che gli ostacoliamo la libertà di azione nel mondo, non pos– siamo imitare i vecchi liberali, che gli permettevano di lamentarsi. Dobbiamo dichiarare che è il capo di uno stato nemico e trattarlo come tale. Nessuna di queste misure può essere presa senza una seria opposizione da parte di tutti i cattolici, sia conservatori che democratici. "Tutto ciò è triste. Ma è inevitabile affrontare queste necessità. È ridicolo dire che non dobbiamo disturbare né il re né il papa, ma soltanto Mussolini. Perché allora disturbare Mus– solini? Tanto vale giungere a un compromesso con lui. In complesso, egli è il migliore dei tre. Il piu spregevole è il papa. Poi viene il re. Poi viene Mussolini. "Non. possiamo pretendere che in Italia dei giovani affrontino la morte, e chieder loro di transigere col papa e col re. "Non possiamo preparare un risveglio morale in Italia lavorando su compromessi. Il com– promesso verrà il giorno dell'azione pratica. Ora ci troviamo in un'altra fase storica: questa è l'ora di affermare l'ideale della nuova vita. · "Il popolo italiano si trova in uno stato di abiezione. A che serve diventare vili quanto gli altri? Noi dobbiamo sollevarci sugli altri, non cadere al livello degli altri." 7 ° Cfr. pp. 396, 397, 400 di questo volume. Ai rapporti fra "Chiesa e Stato nell'Italia del dopoguerra" e alla politica vaticana degli ultimi venti anni erano dedicati due interi capitoli di What to do with Italy, il libro pubblicato da Salvemini in collaborazione con George La Piana nel 1943 (ora in L'Italia vista dall'America, cit., pp. 161-394). 71 Cfr. p. 425 di questo volume. 72 Lettere dall'America (1944-1946), cit., p. 261 (a Piero Calamandrei, 19 aprile 1946). 73 Lettere dall'America (1947-1949), cit., p. 40 (a Ernesto Rossi, 19 marzo 1947). 74 Ibidem, p. 29 (a Mario Vinciguerra, 19 febbraio 1947). 15 Cfr. p. 430 di questo volume. Le parole di Nenni, cui qui si allude, sono citate in A. C. }EMOLO, Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni, Torino 1948, pp. 702-3. Ma non c'è bisogno di ricordare che, a differenza di Togliatti, Nenni si dichiarò nettamente con– trario all'inclusione del concordato nella costituzione. XXXIV BibliotecaGino Bianco

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